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dall'archivio

Quando il muro di Berlino non fu più necessario

Il 9 novembre del 1989, per un'incomprensione tra i membri del Politburo, la Ddr diede ai suoi cittadini il permesso di andare a Ovest decretando in pratica la fine della repubblica democratica tedesca

"Per accontentare i nostri alleati, è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. (...) Se sono stato informato correttamente quest'ordine diventa efficace immediatamente". La frase del membro del Politburo del Partito Socialista Unitario della Germania nonché ministro della Propaganda della Ddr, Günter Schabowski, arrivò inaspettata quel 9 novembre del 1989. Certo era da un po' che la Ddr non se la passava bene e da almeno un paio di anni si intravedevano crepe nell'unità della Germania socialista. Ma come ogni cosa a Est procedeva con tempi blandi, seguendo quello che Heinrich Böll un decennio prima sintezzò con "bradipismo sociale".

 

Fu il 18 ottobre del 1989 che tutto si accelerò, il giorno nel quale il presidente del Consiglio Erich Honecker rassegnò le dimissioni, su pressione del Politburo, reo di aver contestato la politica sovietica e di aver criticato aspramente le Perestrojka.Fu l'inizio al domino. A succedergli fu il vice, Egon Krenz, uomo di lungo corso della dirigenza del partito, "colto ma animato da esuberante riformismo", si legge in un rapporto della Stasi. Il suo governo per cercare di placare il crescente malcontento che ormai stava diventando di difficile gestione, decise di concedere ai cittadini dell'Est permessi per viaggiare a Ovest, purché giustificati da esigenze familiari. Toccò a Schabowski dare la notizia, che però alla riunione dove questa apertura fu decisa non c'era e a cui nessuno aveva detto della postilla sulla giustificazione.

 

Finì con un patatrac. Perché alla domanda del corrispondente dell'Ansa da Berlino Est Riccardo Ehrman sull'entrata in vigore delle nuove Reiseregelungen ("regole di viaggio") Schabowski andò nel pallone e in pratica diede il via alla fine della Ddr.

 

Quel giorno migliaia di persone animate da un claudicante spirito socialista andarono ai checkpoint per andare a Ovest. I militari provarono a chiedere lumi, ma lumi non ne arrivarono dal Politburo. Non se la sentirono di usare le armi. Il muro cedette. O meglio, prima di cedere sotto le picconate fu attraversato.

  


  

Il crollo del muro di Berlino raccontato dal Foglio

 

In questi anni in diverse occasioni su queste colonne abbiamo trattato la caduta del muro e la fine del socialismo. Ecco per voi una selezione dei migliori articoli.

Il crollo del muro. Comunisti, anticomunisti e nient’altro. Il racconto di quei giorni di Giuliano Ferrara.

Il crollo del muro e il rapporto con la globalizzazione raccontato da Adriano Sofri.

  

Micol Flammini raccontò qui gli ultimi giorni di Berlino divisa in due

  

Per il trentennale della caduta del muro Enrico Cicchetti e Nicola Imberti parlarono con Gianni Maroccolo, Enrico Ruggeri e Massimo Zamboni a proposito di come ben prima del crollo del 9 novembre del 1989 il rock aveva già superato la barriera che divideva Berlino est e Berlino ovest.

    

Lezioni per il futuro (cinese) dal crollo del muro

 

Sul Foglio sportivo Giorgio Burreddu e Fulvio Paglialunga hanno raccontato lo sport della Ddr e quella stranezza di avere due nazionali per una Germania.

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