Minsk spinge i migranti contro il filo spinato della Polonia

Micol Flammini

Ai confini europei la situazione è sempre più tesa e il traffico di migranti organizzato da Lukashenka dal medio oriente è in aumento. E' anche una guerra di propaganda e le vittime sono le persone incastrate in quel lembo di terra tra Varsavia, che ha rifiutato gli aiuti europei, e la Bielorussia

Nella città polacca di Kuznica, al confine con la Bielorussia, gli elicotteri volano bassissimi, ai bambini è stato detto di non andare a scuola e le strade sono piene di polizia. Il ministro della Difesa polacco, Mariusz Blaszczak, ha aumentato il numero dei soldati lungo la frontiera a dodicimila dopo che per tutto il fine settimana arrivavano segnalazioni di lunghe code di migranti condotte da Minsk fino al confine. Le notizie  dalla frontiera non sono molte, dalle immagini sembra una guerra, ma tutto è filtrato dalla macchina della propaganda di Aljaksandr Lukashenka, il dittatore bielorusso che da mesi organizza il traffico di migranti dal medio oriente all’Ue, e dalle notizie riportate dal governo polacco che di fatto ha reso quel lembo di terra non raccontabile: ha indetto lo stato di emergenza, giornalisti e ong non possono avvicinarsi e ha anche rifiutato l’aiuto dell’Ue, pronta a sostenere Varsavia con Frontex. In questa guerra d’informazione in cui le vittime sono le persone lasciate nella terra di nessuno fuori dall’Ue, Lukashenka racconta di aver invaso la Polonia e il governo polacco racconta di doversi difendere.

 

 

I migranti aumentano di giorno in giorno, in un altro video diffuso dalla polizia polacca si sente una voce registrata che arriva dalla Polonia e che dice che è vietato sfondare il filo spinato. Dall’altra parte del filo spinato, i migranti usano alberi, pietre e anche forbici – probabilmente fornite dagli uomini di Lukashenka – per creare un varco. I soldati polacchi usano sempre più spesso gas lacrimogeni. I voli dal medio oriente a Minsk sono aumentati, sono più di quaranta a settimana, arrivano circa mille persone al giorno e partono da Istanbul, da Damasco, da Dubai. I migranti vengono portati a Minsk dove non entrano neppure in una struttura di accoglienza, vengono lasciati per strada, alcuni giornalisti del posto raccontano che non gli è permesso prendere la metro o  entrare nei centri commerciali. Da Minsk vengono poi condotti verso il confine, spesso a bordo di furgoni, ma lunedì, dalle immagini diffuse dal governo polacco, si vedeva una grande carovana a piedi. Quando i migranti arrivano davanti al filo spinato non possono andare né avanti né indietro, i soldati bielorussi li spingono verso la barriera, spesso ferendoli. La situazione è di grande preoccupazione per tutti gli europei, in modo particolare per la Germania. Il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer ha proposto di mandare rinforzi, ma il governo polacco ha declinato l’offerta.  

 

Secondo Minsk alla frontiera con Kuznica, un comune di poco più di quattromila abitanti dove di questi tempi la temperatura la notte scende sotto lo zero, sono accampate circa duemila persone. Secondo informazioni di intelligence riportate dal giornale bielorusso Reform, quella di oggi è stata soltanto una prova generale: Lukashenka sta preparando un’azione ancora più grande per i prossimi giorni. 
 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.