dissenso silenziato

La Bielorussia chiusa in casa non può più usare i social contro Lukashenka

Micol Flammini

Se usi Telegram sei estremista. Il dittatore di Minsk e la nuova legge per togliere ai cittadini l'ultimo spazio di dissenso rimasto 

Andrei Zeltsar era bielorusso e lavorava per la Epam Systems, una società che ha sede negli Stati Uniti e che si occupa di tecnologia. Zeltsar era nel suo appartamento di Minsk quando gli uomini dei servizi segreti bielorussi, gli sgherri del Kgb, i più feroci a portare avanti la repressione di Lukashenka, hanno fatto irruzione nel suo appartamento. Zeltsar è stato ucciso e anche un agente dei servizi è morto. Dell’irruzione è stato diffuso un video, con l’intenzione di dare la colpa a Zeltsar, un attivista per la democrazia nel paese in cui Lukashenka ormai governa senza legittimità da più di un anno. Dopo la notizia della sua morte e soprattutto dopo la diffusione del video, la reazione dei bielorussi fu fortissima e si sfogarono contro il dittatore nell’unico posto di libertà che era rimasto: i social. 


Le critiche che hanno tempestato il regime hanno dato a Lukashenka l’idea di chiudere i social,  quell’unico spazio di opposizione e di protesta e ha chiesto ai suoi legislatori una norma che li limitasse. Hanno guardato alla Russia e hanno creato una nuova legge sull’estremismo fatta su misura per Minsk, rendendola ben peggiore di quella di Mosca. I bielorussi ora possono essere accusati di estremismo per quello che scrivono e pubblicano sui social. In modo particolare su Telegram. Il dittatore detesta Telegram più degli altri per una ragione molto semplice: era lo spazio usato per organizzare le proteste contro di lui. Le informazioni estremiste di cui parla il governo e che vieta di condividere sono quelle contro il regime o immagini che ne ritraggono la crudeltà. L’accusa a cui vanno incontro i bielorussi è quella di estremismo. 

Finora sono state arrestate circa 136 persone per effetto della nuova legge. Le prigioni in Bielorussia sono piene di prigionieri politici, talmente piene da non avere più posto. In celle da quattro a volte ci sono sedici detenuti, e la situazione con il Covid sta diventando ancora più difficile da sostenere. L’associazione per i diritti umani Viasna ha contato 812 prigionieri politici. Per molti di loro il processo non è ancora iniziato, ma si rischia fino a dieci anni di carcere. Alcuni sono giornalisti, politici, artisti, ma molti sono manifestanti, studenti, attivisti. La Bielorussia rimasta libera protestava sui social e rimaneva chiusa in casa. Se lo fai, adesso, sei paragonabile allo Stato islamico. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.