Ai confini dell'Ue

La rotta bielorussa dei migranti crea problemi fino a Berlino

Micol Flammini

La Germania aumenta la polizia alla frontiera con la Polonia. Le ronde dell’estrema destra e gli scontri

Il ministero dell’Interno tedesco ha diffuso i dati sugli ultimi ingressi illegali nel paese. Negli ultimi mesi 6.162 migranti provenienti dalla Bielorussia sono entrati in Germania: 474 in agosto, 1.903 a settembre, 3.785 a ottobre. Non si tratta di cittadini bielorussi, ma di migranti che da paesi del medio oriente cercano di entrare nell’Ue attraverso la Bielorussia.  

  

La Germania ha assicurato che non intende chiudere la frontiera con la Polonia, ma ha aumentato il numero dei poliziotti schierati lungo il confine. Il ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer, in un’intervista alla Bild am Sonntag aveva detto di aver inviato 800 agenti, ma di essere pronto ad aumentare il numero in ogni momento, deve guardarsi da disagi esterni ma anche interni.

 

Nel fine settimana un gruppo di cinquanta uomini armati si era diretto verso la frontiera per cercare di fermare i migranti, era una spedizione punitiva organizzata dal movimento di estrema destra Der III. Weg. Sono stati arrestati dalla polizia.

 

La Germania è il quarto paese europeo a subire i disagi causati alla frontiera dal dittatore bielorusso Aljaksandr Lukashenka, che in questi mesi ha aperto la “rotta bielorussa” ai migranti per creare disagi nell’Unione europea. Aveva iniziato con la Lituania, poi aveva diretto i migranti verso Polonia e Lettonia. La situazione umanitaria alla frontiera è grave, la Polonia ha dichiarato lo stato di emergenza, non lascia passare nessuno e finora sono morte sei persone, intrappolate nella terra di nessuno tra Polonia e Bielorussia. Alcuni migranti hanno raccontato di aver pagato fino a seimila dollari per il viaggio e ci sono sospetti che parte del denaro vada al governo di Minsk, che trasporta le persone dai loro paesi  a bordo degli aerei della compagnia Belavia, poi li dirige verso il confine.   

 
  
Nella notte tra domenica e lunedì ci sono stati  disordini lungo la frontiera tra Polonia e Bielorussia, sessanta migranti hanno cercato di assaltare il confine mentre le guardie bielorusse li aiutavano a rompere la frontiera fisica. Non per spirito umanitario, ma per adempiere agli ordini di Minsk che chiede di lasciar passare i migranti verso ovest. Lukashenka nega di essere l’istigatore di questa situazione e ne approfitta per accusare l’Unione europea della catastrofe umanitaria che si consuma lungo i suoi confini. Mettere in difficoltà  l’Europa è nei piani di Lukashenka da quando Bruxelles ha sanzionato il regime per il  dirottamento dell’aereo che viaggiava da Atene a Vilnius, costretto ad atterrare a Minsk, dove un passeggero, l’attivista bielorusso Roman Protasevich, è stato arrestato. Da allora il flusso dei migranti è aumentato, arrivano  dall’Iraq,  dalla Siria, dalla Turchia, dallo Yemen e dall’Afghanistan. 

 

All’ultimo Consiglio europeo alcuni paesi hanno chiesto all’Ue di finanziare con il bilancio comunitario la costruzione di un muro alla frontiera, non tutti sono d’accordo, neppure l’Italia lo è. Al di là dell’arrivo dei migranti, l’Ue dovrà trovare il modo di rispondere alle provocazioni di Lukashenka, alla sua dittatura sempre più pericolosa. Michael Kretschmer, il governatore cristianodemocratico della Sassonia, uno dei Land più alle prese con gli ingressi illegali,  ha detto: “Se ci permettiamo di essere ricattati da una persona del genere, allora noi come Ue non abbiamo alcuna possibilità”.

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.