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il consiglio europeo

Gli europei mettono Draghi sotto pressione sui movimenti secondari

David Carretta

La discussione sulle politiche migratorie in programma a Bruxelles oggi rischia di prendere una piega molto diversa da quella auspicata dal governo italiano

La discussione sulla migrazione oggi al Consiglio europeo rischia di prendere una piega molto diversa da quella auspicata dall’Italia, nel momento in cui Paesi Bassi, Germania, Danimarca e altri stati membri si preparano a rilanciare l’offensiva sui paesi di primo ingresso per fermare i movimenti secondari. Dalla scorsa primavera il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha accantonato il tema della solidarietà, prendendo atto dello stallo nelle trattative sul nuovo Patto su migrazione e asilo a causa del rifiuto dei paesi dell’est di accettare una ripartizione dei richiedenti asilo. Un compromesso con i paesi del sud, a cui viene chiesta più responsabilità sui movimenti secondari, non è possibile.

Politiche migratorie, la discussione al Consiglio europeo

Con realismo, Draghi ha puntato sulla “dimensione esterna”: concludere accordi con i paesi di origine e transito per frenare le partenze e aumentare i rimpatri. Su questo i 27 sono tutti d’accordo. Durante il Consiglio europeo l’Italia vuole mettere pressione sulla Commissione affinché aumenti i contributi finanziari per i piani di azione con paesi come Libia e Tunisia, utilizzando tutti i capitoli di bilancio a disposizione e non solo quelli per gli aiuti allo sviluppo. La bozza di conclusioni dice che è necessario usare per le migrazioni “almeno il 10 per cento” delle risorse allocate allo “Strumento per il vicinato, lo sviluppo e la cooperazione internazionale” (8 miliardi), ma anche “finanziamenti sotto altri strumenti rilevanti”. Nella bozza, tuttavia, c’è un passaggio che allarma la diplomazia italiana: “Vanno effettuati sforzi per ridurre i movimenti secondari”. Gli sherpa di Draghi sono riusciti a correre ai ripari facendo aggiungere una frase sullo “spirito di solidarietà effettiva”. Ieri sera erano ancora in corso i negoziati sulla versione finale.

Il nodo dei movimenti secondari

Al di là dell’esegesi dei testi dell’Ue, il passaggio sui movimenti secondari è il preludio di una dura discussione tra paesi del nord e paesi del sud. La questione “sta riemergendo in modo molto forte”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue, sottolineando che “l’Italia è sotto la media dell’Ue rispetto alle richieste di asilo”. Secondo Eurostat, nel secondo trimestre del 2021 la Germania è stato il primo paese per numero di domande (29.545), seguita da Francia (22.015) e Spagna (12.335). L’Italia arriva in quarta posizione con 8.010 richieste di asilo, ma in rapporto alla popolazione è superata anche da Grecia, Austria e Paesi Bassi. Il premier olandese, Mark Rutte, oggi potrebbe spiegare che il suo paese ha raggiunto livelli di saturazione. I numeri dei richiedenti asilo che arrivano nei Paesi Bassi da altri stati membri è passato da circa 500 a settimana della prima metà dell’anno a 1.100-1.300 a settimana durante i mesi di settembre e ottobre. “Abbiamo problemi seri nei Paesi Bassi perché non abbiamo capacità sufficienti per ospitarli”, spiegano all’Aia: “Non siamo favorevoli ai controlli delle frontiere”, ma “se questo porta a una situazione che non possiamo gestire e a problemi di ordine pubblico”, allora il governo Rutte non esclude di dover “introdurli”.

Arrivando al Consiglio europeo la cancelliera Angela Merkel è rimasta vaga, dicendosi insoddisfatta del fatto che i 27 non siano “riusciti ancora a raggiungere un accordo sulle migrazioni, nonostante le buone proposte della Commissione”. Ma il suo ministro dell’Interno, Horst Seehofer, ha accusato Grecia e Italia di non riprendersi un numero sufficiente di migranti come previsto dal regolamento di Dublino. Nei primi nove mesi dell’anno, la Grecia avrebbe accettato un solo “dublinante” su 7 mila richieste presentate dalla Germania. Su oltre 4 mila domande, l’Italia ne avrebbe ripresi appena 158. “E’ chiaro che il sistema europeo sta crollando”, avrebbe detto Seehofer, annunciando la possibilità di controlli sui voli dalla Grecia. L’Italia spera nella presidenza francese dell’Ue, nel primo semestre del 2022, per uscire dallo stallo sul Patto su migrazione e asilo e trovare una soluzione sulla solidarietà con un meccanismo di ripartizione. Ma al Consiglio europeo di oggi Paesi Bassi, Austria, Finlandia, Svezia e Danimarca (e forse Merkel) dovrebbero chiedere a Draghi di fermare i movimenti secondari. Alcuni sono pronti a brandire una minaccia.  “Se nei prossimi mesi continuerà a esserci un grave problema di movimenti secondari – spiega la fonte dell’Ue – verrà posta la questione di Schengen e delle frontiere”.

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