Il gran rifiuto

La Hidalgo non andrà a Villeurbanne e i baroni del Ps non ci stanno

Mauro Zanon

La candidata presidente dei socialisti francesi non andrà al congresso nazionale. Obblighi di sindaca, dice il suo staff. Ma dal partito filtrano malumori

A Villeurbanne, questo weekend, la aspettavano tutti Anne Hidalgo, la sindaca di Parigi in quota Partito socialista (Ps) che domenica scorsa ha ufficializzato la sua candidatura all’Eliseo. Perché nel comune situato alle porte di Lione si terrà il congresso nazionale del Ps, e non poteva esserci miglior occasione per essere acclamata dai militanti e pronunciare un discorso fondatore, di quelli che indicano una direzione e fanno breccia nel cuore degli elettori. Ma Anne non ci sarà a Villeurbanne, né oggi, né domani: ha deciso di restare nella capitale, come annunciato giovedì dal suo entourage. “Non c’è alcuna volontà di snobbare il partito”, hanno detto i suoi fedelissimi, spiegando che la sindaca, semplicemente, è trattenuta a Parigi da alcuni obblighi legati al suo ruolo: accogliere i parigini all’Hôtel de Ville nel quadro delle Giornate europee del patrimonio, lanciare domenica la Giornata senza macchine e consacrarsi lo stesso giorno a una sessione di dediche in occasione dell’uscita del suo libro-manifesto, “Une femme française”. L’entourage della Hidalgo ha aggiunto che la sindaca era già “venuta all’università estiva del Ps a Blois”, e che dunque non c’era bisogno di venire un’altra volta. 


La scusa dei troppi impegni parigini, tuttavia, non è piaciuta affatto ai baroni del socialismo, e ha colto di sorpresa anche Olivier Faure, che è stato appena rieletto segretario nazionale con il 73 per cento dei voti ed è il grande sponsor della Hidalgo. Come sottolineato dal Parisien, quest’ultima avrà necessariamente bisogno del Ps, dei suoi mezzi finanziari e dei suoi militanti in vista della campagna elettorale, ma vuole evitare a tutti i costi di passare come la portabandiera di un marchio che non seduce più come una volta. Va detto, tuttavia, che Anne era già stata molto chiara domenica scorsa. “Se il Ps mi appoggia bene, tanto meglio, ma faccio campagna per tutti i francesi”, aveva affermato su France 2. La frase lasciata cadere dalla Hidalgo ha aizzato in questi giorni i malpancisti del Ps, i vecchi elefanti del socialismo, quelli che accusano Faure di aver sequestrato il partito trasformandolo in una mera rampa di lancio per le ambizioni della Hidalgo. 

 

Il più rumoroso è François Rebsamen, 70 anni, ex ministro del Lavoro di François Hollande, che su Libération ha detto che il Ps è diventato un “partito settario”, e che Faure farebbe bene a non parlare di “renaissance”, visto che la formazione socialista ha perso 15mila militanti dal 2018 a oggi. Rebsamen, in protesta contro il duo Faure-Hidalgo, si è anche dimesso dalla presidenza della Federazione nazionale degli eletti socialisti e repubblicani, che dirigeva dal 2016. L’altro ribelle del Ps è Stéphane Le Foll, ex ministro dell’Agricoltura di Hollande. Su Twitter ha applaudito l’amico Rebsamen e affermato che i socialisti hanno bisogno di un “dibattito per le presidenziali”. Le Foll milita a gran voce per l’organizzazione delle primarie interne, a cui si presenterebbe come il candidato della vecchia guardia anti Hidalgo. Ma Faure e i suoi pasdaran fanno finta di non sentire. “La stragrande maggioranza dei militanti è a favore di Hidalgo. L’idea è quella di non affossare la nostra candidata con una modalità di designazione che crea tensioni”, ha detto un fauriano al Parisien. In attesa dell’investitura ufficiale del candidato Ps tramite un voto interno dei militanti, la guerra delle rose è aperta.