Audrey Pulvar, Global Gift Gala (Lapresse)

La frattura della sinistra sulla cultura “woke”

Il dibattito sulle “riunioni non-miste” in Francia mostra due visioni della sinistra inconciliabili, quella razzialista e quella universalista. La polemica tra il vicesindaco e il sindaco di Parigi 

Fino a qualche giorno, Anne Hidalgo e Audrey Pulvar, rispettivamente sindaco e vicesindaco di Parigi, raccontavano a tutti quanto si volevano bene e quanto il loro rapporto fosse idilliaco da quando all’Hôtel de Ville siedono l’una accanto all’altra. Entrambe figlie modello dell’assimilazione francese, la prima di origini spagnole, la seconda martinichesi, sembravano amiche per la pelle, l’una chiamava l’altra “hermana”, sorella, e ripetevano con fierezza che a Parigi c’è una “giunta eco-femminista”
Qualcosa si è spezzato due settimane fa, quando la Pulvar, candidata del Partito socialista nell’Île-de-France per le prossime regionali oltre che vicesindaco, ha dichiarato su Bfm.tv che una donna bianca o un uomo bianco possono assistere alle cosiddette “riunioni non-miste” soltanto se tacciono, se sono “spettatori silenziosi”, perché i bianchi, essendo responsabili del “razzismo sistemico”, non avrebbero nessuna esperienza da raccontare. 


“Dopo essere stata eletta grazie ai Verdi che qualifica come anti repubblicani, cosa dice Anne Hidalgo della sua vice segregazionista?”, ha chiesto Rachida Dati, ex ministro della Giustizia e attuale sindaco del Settimo arrondissement in quota Républicains (destra gollista). “Io credo nell’indivisibilità della Repubblica e nell’unità della nazione. Nella mia Regione nessun abitante dovrebbe essere discriminato per il colore della sua pelle. Non esiste un razzismo ‘accettabile’! Io resterò sempre un baluardo contro coloro che tentano di spaccare il nostro paese”, ha twittato la presidente della Regione Île-de-France, la liberale Valérie Pécresse.  L’imbarazzo è stato grande anche per Anne quando ha sentito l’intervista dell’amica Audrey, a tal punto da decidere di dissociarsi pubblicamente dalle affermazioni della sua vice. “Vivo in una società mista: voglio che tutti, uomini e donne, a prescindere dall’orientamento sessuale, dalla pigmentazione della pelle, siano dei figli della République”, ha dichiarato la sindaca socialista su Bfm.tv, aggiungendo di aver comunicato alla Pulvar il suo fastidio per quelle esternazioni, che non hanno nulla a che vedere con i valori storici della gauche. 

 

 

Dietro la polemica, nata dopo che l’Unef, la principale associazione studentesca di Francia, ha ammesso di organizzare “riunioni non-miste” dove i bianchi non sono benvenuti, non c’è soltanto lo scontro tra la Pulvar e la Hidalgo, ma tra due visioni della sinistra irriconciliabili: da una parte la sinistra indigenista, differenzialista e razzialista, che ha come modello i “woke” americani e milita per “decolonizzare” la politica, le arti, la società; dall’altra la sinistra universalista, laica e repubblicana, che lotta per l’emancipazione degli individui a prescindere dal colore della pelle, dalle origini, dal sesso. Lo scorso gennaio, un’inchiesta del Figaro su Sciences Po ha mostrato quanto sia profonda anche nelle scuole delle élite francesi l’infiltrazione delle nuove ideologie estremistiche dei campus americani. Un’importazione favorita dai discorsi delle frange radicali dei Verdi francesi, del Partito socialista e della France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, quella sinistra che è uscita dal girone della République e volta le spalle ai suoi valori in nome di uno pseudo antirazzismo.  


Sul grande scontro interno alla sinistra, che avrà conseguenze politiche in vista delle prossime scadenze elettorali, è intervenuta Marlène Schiappa, ministro per la Cittadinanza. “La République è una e indivisibile. La cittadinanza è un insieme di diritti e doveri che non variano in funziona del colore della pelle”, ha affermato su Rtl, denunciando quella parte del Partito socialista, di cui Audrey Pulvar fa parte, che è “a rimorchio delle idee indigeniste”. Ma alla sinistra della sinistra, come ha sottolineato il filosofo liberale Raphaël Enthoven, c’è ancora chi rifiuta di vendere la propria anima in cambio di qualche voto in più. Come il segretario nazionale del Partito comunista francese Fabien Roussel: “Penso che le riunioni segmentate secondo il colore della pelle, la religione o il sesso ci dividano nella nostra battaglia. Noi siamo per l’universalismo delle lotte”. 

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