Pronti per la seconda ondata
L'Ue cerca coerenza per evitare che vada in quarantena Schengen
L’unilateralismo di Orbán e le iniziative nazionali mettono (ancora) a rischio la circolazione interna. Danni e rimedi
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Bruxelles. La Commissione cerca di correre ai ripari nel momento in cui la libera circolazione nell’Unione europea è nuovamente messa in discussione dall’unilateralismo di Viktor Orbán sulle frontiere e dalla frammentazione delle misure nazionali per contenere una seconda ondata di coronavirus. I commissari agli Affari interni e alla Giustizia, Ylva Johansson e Didier Reynders, ieri hanno scritto una lettera al governo ungherese per ricordare l’importanza dell’integrità dell’area Schengen e contestare l’applicazione discriminatoria delle restrizioni alle frontiere. “Ogni misura che non rispetta questi princìpi fondamentali della legislazione dell’Ue deve essere ritirata immediatamente”, ha detto Johansson. Il 28 agosto, di fronte a un aumento limitato dei contagi, l’Ungheria ha annunciato la chiusura dei confini a partire da ieri per gli stranieri, ma con un un’eccezione per cechi, slovacchi e polacchi. Il messaggio di Orbán è politico: il gruppo di Visegrád vale più dell’Ue. “Non è possibile avere discriminazione sulla base della nazionalità tra cittadini europee”, ha risposto un portavoce della Commissione.
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