Tutti tracciati in Israele
Polemica per le norme d’emergenza per contrastare l’epidemia adottate nella notte
Quelli dello Shin Bet, i servizi segreti interni israeliani, non rilasciano spesso dichiarazioni né tantomeno parlano in pubblico. Nadav Argaman, il capo dell'agenzia, ha inviato però in queste ore un messaggio alla popolazione, per tranquillizzarla e per spiegare perché nei prossimi giorni molti dei suoi uomini saranno impegnati in attività che nulla hanno a che vedere con il contenimento del terrorismo. Durante la notte tra lunedì e martedì il governo israeliano, senza attendere l'avallo del Parlamento, ha approvato sotto le norme di emergenza sul coronavirus, misure già controverse nel paese. Lo Shin Bet ha infatti dichiarato di aver ricevuto mandato dall'esecutivo di raccogliere informazioni sul movimento dei cittadini per arginare la diffusione dell'epidemia. In Israele, i contagi sono saliti a oltre 300. Bar, ristoranti, scuole e università sono chiusi, alla popolazione è stato chiesto di rimanere a casa esattamente come accade in Italia, mentre le strutture ospedaliere si organizzano e le autorità chiedono agli alberghi di diventare luoghi di trattamento dei casi meno acuti. Il personale medico lavora anche alla possibilità di fare tamponi a tappeto “drive-through” sul modello della Corea del sud.
Se l'ufficio del primo ministro ad interim Benjamin Netanyahu non ha fornito ai media dettagli riguardo alla norma approvata nella notte, alla stampa nazionale sono comunque arrivati i dettagli del documento. I servizi segreti interni potranno avere accesso, senza necessità del mandato di un giudice, ai dati delle compagnie telefoniche collegati agli smartphone dei cittadini contagiati, anche quelli relativi a 14 giorni prima della diagnosi. Queste informazioni saranno analizzate dallo Shin Bet e inviate al ministero della Salute. Sarà poi il ministero a spedire a tutte le persone che sono venute a contatto con un individuo contagiato o che sono state a meno di due metri da quell'individuo un messaggio chiedendo loro di mettersi in quarantena. A quel punto, la polizia attraverso la localizzazione GPS degli smartphone sarà in grado di verificare qualsiasi violazione dell'isolamento.
Altri paesi come Taiwan e Singapore hanno già utilizzato i dati telefonici per assicurare il rispetto della quarantena. E la Corea del sud ha perfino sviluppato app per iPhone e Android per monitorare gli spostamenti dei pazienti e dei contagiati. L’adozione di simili misure tecnologiche ha di certo limitato i contagi, ma sollevato inquietudini sul rispetto delle libertà personali. Le disposizioni israeliane sembrano andare oltre, e hanno inevitabilmente innescato polemiche nel paese. Da una parte solleva preoccupazione la violazione della privacy del cittadino, dall'altra la veloce decisione notturna di un governo di transizione che al momento non ha il sostegno della maggioranza della Knesset, il Parlamento.
Soltanto lunedì il presidente Reuven Rivlin ha incaricato l'ex generale Benny Gantz, rivale di Netanyahu, di formare un governo dopo il voto del 2 marzo. È stato il comitato parlamentare per gli Affari Esteri e la Difesa ad aver manifestato i primi dubbi sulle nuove misure e ad essere stato messo da parte nella notte, quando il governo ha deciso di agire senza aspettare la Knesset. L'ex capo di Stato maggiore Gabi Ashkenazi, alleato di Gantz, e a capo del comitato, ha parlato di “presa di potere”. Il premier Netanyahu ha risposto che “anche un'ora di ritardo nell'applicare questi mezzi può portare alla morte di molti israeliani”. Ed è stato appoggiato dal procuratore generale Avichai Mandelblit: la scelta di non attendere una decisione del Parlamento è stata presa per “salvare vite”, ha spiegato. I dati raccolti dallo Shin Bet saranno usati soltanto allo scopo di far fronte all'emergenza coronavirus, assicura il governo. E saranno cancellati dagli archivi della autorità 60 giorni dopo il termine dell'emergenza.
L'editoriale dell'elefantino