Benny Gantz (foto LaPresse)

La coalizione di Gantz

Rolla Scolari

Il presidente israeliano dà il mandato di governo all’ex generale che ha 42 giorni per dare forma a un accordo che mette insieme i partiti arabi e Avigdor Lieberman

Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha incaricato l'ex generale Benny Gantz di formare il prossimo governo del paese. Israele ha votato per la terza volta in meno di un anno il 2 marzo e i numeri hanno raccontato il successo del premier uscente, Benjamin Netanyahu. Eppure, come è ormai evidente da anni in Israele, non sono i seggi conquistati da un singolo partito a garantire la vittoria elettorale. Benché la destra del Likud di Netanyahu ne abbia infatti conquistati 36 e il partito centrista Blu e Bianco di Gantz 33, è il politico capace di formare un'ampia coalizione con l'appoggio di più movimenti a ottenere il mandato del presidente. E a dire il vero, anche questo non è sufficiente.

 

“Vi do la mia parola, farò tutto quanto è nelle mie abilità per formare in pochi giorni un governo il più ampio e patriottico possibile”, ha detto Gantz, che ha 42 giorni in tutto per raggiungere il suo obiettivo. È riuscito nell'impresa di strappare al rivale Netanyahu il precario successo elettorale perché in queste settimane di consultazioni 61 deputati della Knesset, il Parlamento israeliano, hanno raccomandato al presidente di dare a lui l'incarico. Si tratta di una maggioranza molto risicata su un totale di 120 seggi. E ancora instabile: almeno due politici del suo stesso partito, infatti, contestano la nuova e storica alleanza che ha permesso a Gantz di superare Bibi, come tutti nel paese chiamano il premier più politicamente longevo di Israele. Una lista di partiti arabi ha ottenuto al voto del 2 marzo un successo inedito, conquistando 15 seggi. L'alta affluenza alle urne degli arabo-israeliani racconta la nuova volontà di partecipazione di una minoranza che tradizionalmente ha boicottato i processi elettorali o si è tenuta volutamente lontana dalla vita politica in Israele. La lista di partiti arabi ha dichiarato di voler garantire un sostegno esterno a un governo di minoranza guidato da Gantz. 

 

Sono alleanze improbabili e senza precedenti quelle che in queste ore stanno dando nuova forma alla politica israeliana: per raggiungere il magico numero 61, Gantz ha ottenuto infatti anche l'appoggio dell'ex ministro della Difesa, il falco Avigdor Lieberman, che ha definito in passato i politici arabi dei simpatizzanti del terrorismo o una “quinta colonna”. Quello che tiene assieme questa intesa dai contorni instabili è sicuramente la volontà di mettere fine ai 14 anni di regno di Benjamin Netanyahu, che fino a domenica sera ha cercato di convincere il presidente Rivlin della necessità di formare o un governo di emergenza da lui guidato per far fronte alla crisi sanitaria rappresentata dal coronavirus. In Israele, i contagi sono saliti a circa 250, migliaia di persone sono in quarantena a casa, ma per ora non ci sarebbero state vittime. Scuole, università bar e ristoranti sono stati chiusi e sono stati vietati gli assembramenti con più di dieci persone. Il nuovo stato di emergenza ha imposto anche il posticipo di tutti i casi giudiziari non urgenti: tra questi anche quello di Netanyahu, incriminato per corruzione, frode e abuso di potere, che avrebbe dovuto avere inizio domani. 

  

C'è fretta di formare un governo che possa il prima possibile affrontare l'emergenza sanitaria ma, ha detto il presidente Rivlin, “lo sforzo nel gestire l'epidemia non deve essere alle spese della democrazia di Israele”. Il presidente ha tentato fino a domenica sera di fare pressioni per la formazione di un governo di unità nazionale. “Tendo il gomito a tutti i leader di partito, incluso Benjamin Netanyahu”, ha detto ironicamente Gantz facendo allusione alle recenti indicazioni sanitarie che scoraggiano le strette di mano. E ha continuato con un discorso carico di retorica: “E' giunto il momento per Netanyahu di decidere se questa è la strada che vuole percorrere. E' giunto il momento di mettere da parte i boicottaggi e la distruzine e di riconnettere tutte le tribù di Israele e tutti i cittadini di Israele. Sconfiggeremo il Coronavirus e sconfiggeremo l'odio”.

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