(foto LaPresse)

Happy birthday generale Suleimani

Le milizie filoiraniane uccidono soldati americani in Iraq. Nuova escalation?

Mercoledì sera quindici razzi hanno colpito Camp Taji, una base irachena a nord di Baghdad che ospita anche militari delle forze internazionali schierati in Iraq per operazioni anti Isis e hanno ucciso due americani e un inglese. La tecnica è la solita usata dalle milizie sciite che fanno capo all’Iran. Non sfugge un dettaglio beffardo: mercoledì sarebbe stato il compleanno del generale iraniano Qassem Suleimani, venerato come un eroe dalle milizie che ha creato con reclute straniere in giro per il medio oriente. L’ultima volta che le milizie avevano ucciso un militare americano in Iraq l’Amministrazione Trump aveva ordinato una escalation che nel giro di pochi giorni aveva portato all’uccisione con un drone proprio di Suleimani, mentre era in auto vicino all’aeroporto di Baghdad. In molti avevano detto che quella decisione avrebbe scatenato una guerra, invece non successe nulla perché gli americani non hanno alcuna voglia di invadere l’Iran e l’Iran non ha la forza di sfidare gli americani a chi può bombardare di più. Sono passati tre mesi, l’Amministrazione Trump è alle prese con la pandemia coronavirus e una campagna presidenziale, le milizie ne approfittano per l’ennesimo attacco con i razzi. Iran e Iraq sono colpiti entrambi dal virus e le loro economie già prima stavano andando male, converrebbe che investissero soldi in ospedali e istruzione pubblica e non in milizie aggressive. E invece ci sono questi attacchi – a metà tra la sfida fanatica e il cretinismo – contro truppe impegnate in operazioni antiterrorismo (domenica lo Stato islamico ha ucciso due soldati americani in Iraq). Si crede che il Parlamento iracheno abbia cacciato gli americani dall’Iraq, per ora ha soltanto approvato con una maggioranza risicata una lettera non vincolante. Adesso c’è da vedere se Trump è troppo distratto dal virus oppure se, come l’ultima volta, deciderà assieme ai militari del Pentagono una qualche punizione molto dura. Se arrivasse, molti commentatori si sveglierebbero di soprassalto e parlerebbero di “ingiustificata aggressione imperialista”.

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