La preghiera del venerdì del leader supremo Ayatollah Ali Khamenei nella Grande Moschea a Teheran (foto LaPresse)

La preghiera di Khamenei

Redazione

La Guida suprema definisce “umanitaria” al Quds e s’appella al popolo iraniano

Per la prima volta dal 2012 la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha tenuto oggi la preghiera del venerdì a Teheran, nell’affollatissima gran moschea di Mossalla: davanti era stata messa una bandiera americana da calpestare. C’era molta attesa per il raro sermone di Khamenei perché la Guida suprema parla alla preghiera del venerdì soltanto se c’è qualcosa di importante da dire. Che era: difendere le Guardie della rivoluzione “che ci garantiscono sicurezza”; unire il paese contro i “nemici” che “erano tanto contenti per l’aereo caduto mentre noi eravamo tristi”; denunciare il “male”, cioè l’Amministrazione americana, e quel “clown” del suo presidente; ribadire che l’attacco missilistico alla base americana in Iraq è stato “uno schiaffo in faccia” all’America e che l’uccisione del generale Suleimani rappresenta “un punto di svolta storico”; accusare Washington di “mentire” quando dice che vuole difendere il popolo iraniano, perché l’America “colpirà” il popolo iraniano con “il suo pugnale avvelenato”; difendere le forze al Quds che erano guidate da Suleimani e che sono state messe sulla lista delle organizzazioni terroristiche dell’America: sono “una forza umanitaria con valori umanitari”, ha detto Khamenei. A quest’ultimo punto si può ribattere prontamente con l’elenco delle operazioni congegnate da Suleimani in medio oriente con l’obiettivo esplicito di far morire di fame intere città, ma forse l’appello più importante è quello che la Guida suprema ha fatto al popolo iraniano, a dimostrazione del fatto che deve risultare sempre più chiaro persino agli ayatollah che il popolo iraniano non ne può più di prendersela con i nemici esterni quando “il nemico è qui”, come grida la piazza, ed è il regime stesso. La repressione sta facendo il suo consueto e brutale lavoro, ma la promessa di apertura e di nuovo benessere del 2015 è stata tradita dal regime, il popolo lo sa, non solo quello metropolitano ma anche quello più conservatore e rurale dove oggi ci sono le proteste: il collante ideologico-religioso che ha tenuto insieme quarant’anni di Rivoluzione islamica si è seccato e non tiene più forte come prima.

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