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Discorsi presidenziali

È l'impunità, stupid! Trump trasforma lo stato dell'Unione in uno spot

Paola Peduzzi

Nessun riferimento all’impeachment, carezze alla base elettorale e denuncia del “socialismo”. “Il grande ritorno” dell’America. La rivolta di Pelosi e di Romney

Milano. “I nemici dell’America sono in fuga, le fortune dell’America sono sempre più grandi, e il futuro dell’America è luminoso”, ha detto Donald Trump nel discorso sullo stato dell’Unione che voleva celebrare “il ritorno” dell’America dopo gli anni del declino, e ovviamente Donald Trump. Quando i repubblicani in sala si sono alzati ad applaudire e hanno iniziato a gridare “ancora quattro anni, ancora quattro anni”, sembrava di essere a un comizio presidenziale. E l’obiettivo era quello: fare uno spot elettorale per accarezzare la base (il paese è afflitto dagli “alieni criminali” che vogliono entrare e terrorizzare gli americani), per convincere nuovi elettori (“proteggeremo sempre le vostre pensioni e il vostro Medicare. Sempre”), e per denunciare chi vuole offuscare – “distruggere” – il futuro radioso, cioè i sostenitori del socialismo (che nel frattempo si sono fatti male da soli in Iowa).

 

Per l’impeachment nemmeno una menzione: non ce n’era bisogno, visto che ormai il processo è concluso e si registrano soltanto sussulti finali, come quello di Mitt Romney, ex candidato presidente, che ha detto che Trump ha fatto a pezzi la fiducia pubblica. Per i dati economici, molte iperboli: i fact cheker inorriditi si interrogavano sul perché Trump continui a ripetere cifre e slogan non veritieri, ma ormai dovrebbero sapere la risposta. E’ l’impunità, stupid! Ha fatto ben più scalpore lo sgarbo istituzionale con Nancy Pelosi, speaker della Camera, terza carica più importante d’America: Trump ha consegnato a lei e al vicepresidente Mike Pence il testo del discorso e ha ignorato la stretta di mano della Pelosi; alla fine, la Pelosi ha strappato il foglio del discorso. Teatrale e quindi trumpiana e quindi custode mancata dell’aplomb istituzionale? S’è aperto il dibattito: le tifoserie sono sempre le stesse, nessuna sorpresa. Così come non c’è stato clamore per il boicottaggio organizzato dalle deputate democratiche Alexandria Ocasio-Cortez&Co., come se fosse quasi scontato: è lo stesso meccanismo applicato all’impeachment, dove i fatti sono scivolati via, assieme alle prove e alle rilevazioni e ai testimoni, ed è rimasta soltanto la prevedibilità della partigianeria. I repubblicani con il loro presidente, gli altri contro.

 

 

La senatrice repubblicana Susan Collins ha dato una spiegazione curiosa alla sua intenzione di votare per l’assoluzione di Trump: credo che il presidente abbia imparato la lezione, ha detto. Di tutte le giustificazioni, questa è la meno plausibile: il presidente non ha mai ammesso di aver fatto qualcosa di sbagliato, e anzi ha voluto ignorare chi attorno a lui gli consigliava di essere cauto. Non c’è nessuna lezione da imparare: Trump si sente invincibile perché è impunito, e chi non lo ha punito lo ha reso invincibile.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi