Benalla attacca il deep state macroniano. E cerca il riscatto in politica
Nel suo libro di memorie l'ex bodyguard del presidente francese risparmia Macron ma non “gli uomini in abito grigio” attorno a lui. Nel frattempo prepara la candidatura a sindaco di Saint-Denis
Parigi. Fino a domenica scorsa, neppure Macron era al corrente di ciò che aveva scritto in gran segreto il suo ex bodyguard, Alexandre Benalla, sotto inchiesta per le violenze commesse ai danni di due manifestanti in occasione della festa del 1° maggio nel 2018, e implicato in altre storiacce su cui la giustizia si pronuncerà prossimamente, tra cui lo scandalo dei passaporti diplomatici utilizzati a insaputa del capo dello stato e un misterioso contratto russo negoziato quando era all’Eliseo (l’Express lo ha soprannominato “il recordman delle incriminazioni”).
Terrorizzato, quando è venuto a sapere dell’esistenza del manoscritto, il presidente della Repubblica francese ha incaricato un suo fedelissimo di chiamare subito la casa editrice Plon per farsi mandare un pdf da sfogliare in aereo di ritorno dalla Cina, secondo le informazioni di Rmc. Ma nel suo libro-confessione, “Ce qu’ils ne veulent pas que je dise”, Benalla, tutto sommato, risparmia il suo ex datore di lavoro, Emmanuel Macron: non il suo giglio magico, però, infilzato da 260 pagine piene di veleno verso coloro che, a sua detta, volevano abbatterlo perché era un “rebeu”, un arabo che non aveva fatto l’Ena, si vestiva con poco gusto e voleva persino riformare la sicurezza dell’Eliseo.
“Alcune persone hanno scritto una storia che non è la mia, l’hanno messa al centro della scena, e poi hanno spento i riflettori. Ma io resto sulla scena e ora riaccendo i riflettori. Per raccontare la mia storia”, scrive Benalla nel libro, puntando il dito contro “gli uomini in abito grigio” che attorniano Macron e sono la causa, per lui, di molti dei suoi problemi, contro quel “deep state che dirige la Francia e osserva i politici passare uno dopo l’altro”.
Il Point ha pubblicato oggi ampi estratti del libro-evento di di Benalla, dai quali sgorgano aneddoti e piccole vendette, ma anche dettagli che la presidenza avrebbe preferito tenere nascosti. Come quel giorno in cui Macron ha rischiato di cadere dal tetto del quotidiano La Provence, dove si era rifugiato assieme al suo bodyguard per fuggire dalla rabbia di un centinaio di tassisti che avevano accerchiato la redazione. O come quella volta che Macron azionò l’allarme per sbaglio mentre era sotto la doccia, provocando momenti di panico all’Eliseo e costringendo i gendarmi a correre verso gli appartamenti privati del presidente, in presenza di Brigitte, la première dame, che non capiva nulla di ciò che stava accadendo.
“Da parte mia sono stati commessi degli errori, sicuramente”, scrive Benalla, riferendosi in particolare all’episodio della Place de la Contrescapre del 1° maggio. Prima di aggiungere: “Ma non sono l’unico responsabile di questo naufragio. Sono l’utile fusibile del potere”. L’ex collaboratore del presidente se la prende in particolare con Ismaël Emelien, l’ex consigliere speciale di Macron, e Patrick Strzoda, capo di gabinetto all’Eliseo, che accusa di essere “i promotori del dossier de la Contrescarpe”, quelli che hanno dato le immagini in pasto alla stampa, hanno offerto al Monde lo scoop dell’anno e un pretesto al capo dello Stato per abbatterlo. “Ce qu’ils ne veulent pas que je dise” è un’arringa, un’autobiografia e allo stesso tempo un affresco del potere macronista, dipinto da un insider che ora vuole prendersi la sua rivincita anche sul terreno della politica.
Benalla, infatti, sarebbe pronto a ufficializzare la sua candidatura al comune di Saint-Denis, la capitale del dipartimento con il più alto numero di immigrati di origini arabo-africane e con il record di partenze per il jihad in Siria, la Seine-Saint-Denis. Beccato da alcuni fotografi assieme al suo consigliere in pre-campagna, avrebbe detto a un abitante di voler ripulire l’immagine di Saint-Denis, che ha una “pessima reputazione”. Vaste programme.
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