Christophe Castaner (foto LaPresse)

Il fedelissimo Christophe Castaner traballa

Mauro Zanon

La pessima gestione dell'attentato alla prefettura di Parigi è solo l'ultimo dei passi falsi del ministro dell'Interno francese. Ma per ora Macron non lo abbandona

Parigi. Per ora ti proteggo, perché non posso permettermi di perdere un fedelissimo come te, e non ho intenzione di fare rimpasti, non è il momento, perché non possiamo mostrarci disuniti ai francesi, ora che dobbiamo far passare riforme pesanti come quella del sistema pensionistico, ma dopo le elezioni amministrative del prossimo anno non ti assicuro nulla. È questo, in sostanza, ciò che ha detto il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, al suo ministro dell’Interno, Christophe Castaner, traballante ai vertici di Place Beauvau dopo la pessima gestione dell’attentato alla prefettura di Parigi perpetrato dall’islamista Mickaël Harpon. “Casta ha parlato troppo velocemente questo weekend”, ha detto Macron ad alcuni habitués dell’Eliseo, come riportato dal Canard enchaîné, aggiungendo che il ministro dell’Interno ha ancora “il pieno sostegno” del presidente e del premier Edouard Philippe, ma non ci devono più essere passi falsi. Le dichiarazioni affrettate davanti ai giornalisti subito dopo l’attentato, quando ha affermato che Harpon, l’informatico riservato che lavorava per i servizi di intelligence della prefettura (la Dd-Pp), “non aveva mai avuto comportamenti sospetti” e “non era mai stato segnalato” per radicalizzazione” (entrambe le affermazioni sono state in seguito smentite dagli inquirenti e dalla procura nazionale antiterrorismo), hanno restituito l’immagine di un ministro impreparato, improvvido e incapace di gestire una situazione di crisi, dove ogni parola deve essere calibrata con estrema attenzione. “Il problema di Castaner è che ragiona soltanto in termini di comunicazione di basso livello. Si sottomette a Bfm.tv e a Twitter. Si precipita ogni volta. Non sa resistere alla pressione mediatica, è incapace di essere prudente, non conosce la temperanza, e ancor meno l’importanza della durata e della continuità”, ha detto l’ex inquilino di Place Beauvau Bernard Cazeneuve, in occasione dell’uscita del suo ultimo libro, dove moltiplica le stoccate contro l’attuale ministro dell’Interno

 

Castaner è l’anello debole dell’esecutivo francese, e lo è da più di un anno, secondo molti osservatori. Da quando cioè è stato promosso a Place Beauvau, e i gilet gialli si apprestavano a mettere a ferro e fuoco Parigi. L’autunno caldo, anzi caldissimo del 2018 ha messo a dura prova la tenuta dell’apparato di sicurezza francese, al punto che l’8 dicembre era addirittura pronto un elicottero per far fuggire Macron e sua moglie, nel caso in cui i manifestanti avessero fatto irruzione nel palazzo presidenziale. E se il dispositivo non ha funzionato, è per colpa di Castaner, che aveva sottovalutato la gravità della situazione. Quando poi a marzo, di sabato sera, è stato filmato alticcio in discoteca in compagnia di una trentenne, dopo un pomeriggio di scontri tra gilet e poliziotti, la situazione è precipitata. “Castaner ha perso tutta la credibilità per ricoprire la funzioni di ministro dell’Interno”, ha attaccato Eric Ciotti, deputato dei Républicains (Lr). Con lui, è tutta la destra gollista e la sinistra mélenchonista a chiedere le dimissioni dell’inquilino di Place Beauvau, dopo le dichiarazioni incaute sul profilo di Mickaël Harpon. “Quando non si sa qualcosa, è meglio non dire nulla, per non correre il rischio di discreditare la parola delle istituzioni”, ha rincarato la deputata Lr Annie Genevard. In questi giorni, Castaner è al centro dei fuochi incrociati di deputati e senatori, che vogliono fare chiarezza su quanto accaduto e sulle falle in termini di sicurezza all’interno della prefettura. Martedì, il ministro dell’Interno ha risposto in un’audizione a porte chiuse alle domande della commissione parlamentare dell’intelligence all’Assemblea nazionale, oggi a quelle della commissione del Senato (a maggioranza gollista). Nonostante le difficoltà, dovrebbe passare indenne anche questa maratona. Ma di certo, da parte di Macron e Philippe, non verrà lanciata un’altra operazione di salvataggio.