Attacco nella prefettura di polizia di Parigi (foto LaPresse)

Attacco alla prefettura di Parigi

Mauro Zanon

Un funzionario aggredisce e uccide quattro colleghi. La conversione all’islam e i problemi con i capi

Parigi. Mickaël H. si era convertito all’islam diciotto mesi fa, e nei prossimi giorni avrebbe dovuto ricevere una lettera di convocazione da parte della sua cheffe de service per dare spiegazioni sul perché aveva smesso di stringere la mano alle sue colleghe. Ma il colloquio non ci sarà, perché giovedì 3 ottobre, tra le 12.30 e le 13.00, ha accoltellato a morte quattro colleghi all’interno della prefettura di Parigi, nel centro della capitale francese, prima di essere abbattuto da un poliziotto con una pistola mitragliatrice nel cortile dell’edificio. “L’assalitore ha aggredito tre agenti della Diréction du renseignement de la Préfecture de police de Paris (Dd-Pp, i servizi di intelligence della prefettura parigina, ndr), prima di attaccare due donne sulle scale con un coltello da cucina”, ha indicato una fonte interna della polizia al Monde.

  

Nato a Fort-de-France, in Martinica, Mickaël H. era addetto ai servizi informatici della Dd-Pp. Come riportato dal Figaro, era un funzionario di “categoria C”, ossia la fascia più bassa in termini di responsabilità e remunerazione della funzione pubblica. Sempre secondo il Figaro, era sordo e si era sposato nel 2014 con una donna sordomuta, con cui ha avuto due figli, uno di nove e uno di tre anni. Messa giovedì in stato di fermo dopo una perquisizione nel domicilio di Gonesse, nel Val d’Oise, a nord-est di Parigi, la moglie dell’assalitore, stando a quanto indicato dai vicini di casa al Figaro, è di confessione musulmana.

  

Nel primo pomeriggio, Loïc Travers, responsabile nell’Ile-de-France del sindacato di polizia Alliance, aveva parlato di “agente modello, che non dava problemi”, seguito dal ministro dell’Interno, Christophe Castaner, che ai giornalisti aveva assicurato che Mickaël H. non aveva “mai presentato il minimo segnale d’allarme, né difficoltà comportamentali”. Rémy Heitz, il procuratore di Parigi, aveva annunciato che la pista privilegiata era quella del conflitto interno, poi però, attorno alle 17.00, è arrivata l’informazione della conversione all’islam, che ha cambiato il corso dell’inchiesta. Non è ancora possibile stabilire se ci siano dei legami tra la conversione di Mickaël H. e l’attacco, o se sia “un dramma gerarchico” senza motivazioni religiose, legato soltanto a “problemi con il suo superiore”, come dichiarato da Christophe Crépin, portavoce del collettivo France Police – Policiers en colère. Gli inquirenti, per ora, restano prudenti sulla pista terroristica.

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