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A che serve la politica estera europea? A niente, se si accontenta di mediare

David Carretta

Alle audizioni al Parlamento europeo, il prossimo Alto rappresentate Josep Borrell si limita a enunciare posizioni già note

Bruxelles. Nel mondo di oggi “se non agiamo insieme, l’Europa diventerà irrilevante”, ha detto ieri Joseph Borrell, il ministro degli Esteri spagnolo scelto come successore di Federica Mogherini per il posto di Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea. “L’Ue deve imparare a usare il linguaggio della potenza”: l’Europa “deve posizionarsi nello scontro tra Stati Uniti e Cina” evitando “di rimanere schiacciata tra i due”, ha spiegato Borrell nell’audizione di conferma all’Europarlamento. Ursula von der Leyen ha scelto di definire la sua Commissione come “geopolitica” e alcuni slogan preparati per sedurre gli eurodeputati erano buoni. Ma, nelle tre ore di domande e risposte, Borrell si è iscritto in piena continuità con la dottrina che ha caratterizzato il Servizio europeo di Azione esterna prima sotto Catherine Ashton e poi con Federica Mogherini: l’Ue rifiuta qualsiasi velleità di diventare una potenza militare e l’Alto rappresentante per la politica estera si accontenterà di fare il “mediatore”.

Sulle politiche da seguire nei prossimi cinque anni, un modesto think tank sarebbe stato più originale di Borrell. La sua priorità delle priorità sono i Balcani (primo viaggio in Kosovo che la Spagna non ha riconosciuto), l’Ucraina e il Sahel. “Se non siamo credibili nel nostro vicinato prossimo, non saremo credibili in termini geopolitici”, ha detto Borrell. Le relazioni con gli Stati Uniti devono essere “resettate”, ma “abbiamo legittime preoccupazioni sulle decisioni unilaterali”. La Cina ha preso le decisioni giuste sull’accordo di Parigi sul clima, ma negli altri campi “ci aspettiamo che giochi secondo le regole del gioco”. In Venezuela “stiamo facendo tutto il possibile perché ci siano elezioni presidenziali democratiche”, ma “sono contrario all’idea di sanzioni che possano colpire la popolazione”. Sull’Iran “dobbiamo trovare un modo per far sì che l’accordo sul nucleare venga preservato”. Nel Golfo Persico “è necessario allentare le tensioni”, ma “mandare truppe non faciliterà una soluzione”. Borrell non è andato oltre l’enunciazione di posizioni già conosciute e sulla stretta attualità è riuscito a confondere la Siria con l’Iraq: “E’ straordinariamente grave il via libera americano all'intervento militare turco nel territorio iracheno”.

Fare l’Alto rappresentante dell’Ue è un compito ingrato. Mogherini l’ha imparato sulla sua pelle, trascorrendo ore (a volte giorni) per mettere d’accordo i 28 su semplici dichiarazioni. Il Servizio di Azione esterna è un pasticcio in cui si mescolano funzionari europeo e diplomatici nazionali con priorità concorrenti. Anziché guidare la politica estera, l’Alto rappresentante è costretto a subire le divisioni dei 28. Gli anni di Mogherini sono stati contraddistinti dalla ricerca di un comune denominatore per poter dire che l’Ue è “unita”. Privandosi dell’hard power, e usando con grande moderazione l’arma delle sanzioni, l'Ue si condanna all'irrilevanza deprecata da Borrell. Malgrado sia il suo successo maggiore, Mogehrini guarda impotente Stati Uniti e Iran mentre smembrano l’accordo sul nucleare. Sulla Russia “bisogna mantenere le sanzioni fino a quando non ci sarà un cambiamento di attitudine”, ha detto Borrell, prima di aggiungere che “l’Ue non ha un grande bastone e quindi è meglio non fare le voce grossa” con Mosca. Nei Balcani la Russia gioca con la destabilizzazione e la Cina amplia i suoi tentacoli economici, mentre i 28 litigano sull’allargamento in un futuro lontano. C’è anche un problema di linea politica. Lo slogan di Ashton e Mogherini “non c’è soluzione militare” ha portato a vittorie militari ostili in Crimea e Siria e allo stallo in Venezuela, Ucraina dell’est e Venezuela. “Con Borrell non cambierà nulla”, prevede un diplomatico. In queste condizioni, se vuole diventare geopolitica, la Commissione von der Leyen forse farebbe bene a chiuderlo, il Servizio di Azione esterna.