Convention del Labour Party britannico a Brighton (foto LaPresse)

Negli stand del Labour inglese c'è un grande e inconsapevole ottimismo green

Gregorio Sorgi

Anche alla convention di Brighton echeggia il mantra ecologista: "cosa vuoi che sia la perdita di qualche posto di lavoro quando dobbiamo salvare il pianeta?"

Brighton. Tra i vari stand della conferenza laburista a Brighton compaiono bandiere e manifesti verdi con gli slogan ambientalisti: “Save the Planet”, “Green New Deal”, “Say no to Climate Change”. Tutti i partecipanti hanno dovuto pagare una tassa di 5 sterline per ridurre le emissioni di carbone e il partito ha organizzato molti eventi e dibattiti con deputati, attivisti e studiosi per proporre delle soluzioni al cambiamento climatico. I sostenitori del Labour rivendicano la propria visione ambientalista con un fervore mistico, promettendo di essere disposti a tutto pur di risolvere “la più grande minaccia per la specie umana”. “Le nostre vite sono a rischio”, esclama Laura, un’anziana attivista di Momentum, il movimento legato al leader, Jeremy Corbyn. Cosa pensa delle campagne ambientaliste degli ultimi mesi? “Ma tu vuoi continuare a vivere sul nostro pianeta?”, risponde, sostenendo che ogni alternativa a una rapida e brusca transizione ecologica comporta l’estinzione della nostra specie. Prima dell’inizio della conferenza molti delegati laburisti hanno sottoscritto il Green New Deal, una serie di proposte che puntano ad azzerare le emissioni di carbonio entro il 2030 e mantenere l’innalzamento della temperatura sotto la soglia di 1,5 gradi. Queste iniziative ambiziose hanno destato qualche perplessità tra i sindacalisti, che temono una perdita dei posti di lavoro nel breve termine. L’incontro tra i vertici del Labour e i sindacati per concordare la mozione da votare oggi pomeriggio si è concluso senza un accordo dato che alcune parti sociali credono che la scadenza del 2030 sia poco realistica. Jake Sumner, il copresidente di Sera, l’associazione laburista che si occupa dell’ambiente, dice che “alcuni sindacati sono contrari perché credono che l’obiettivo del 2030 sia troppo ambizioso” e che bisognerà trovare un compromesso tra le diverse fazioni del partito. Una fonte di Momentum spiega al Foglio che la soluzione potrebbe essere quella di mettere al voto due mozioni, una con la promessa di tagliare le emissioni entro il 2030 e l’altra senza data. Lo stesso meccanismo che è stato usato con la Brexit, un altro tema che divide il Labour, per cui sono state presentate tre mozioni, due a firma dei delegati e una a nome del partito.

 

Tuttavia, a Brighton c’è un grande ottimismo ambientalista e in pochi sono disposti ad ammettere che la transizione ecologica può comportare un costo per le aziende, se non addirittura la perdita di posti di lavoro nel breve termine. Anche Hamish Sandison, che pure è il presidente del Labour business, l’associazione che rappresenta le aziende filo laburiste, vede l’ecologismo come un’opportunità più che una minaccia. Dietro la sua scrivania c’è una bandiera verde con la sigla del Green New Deal, e di fronte alla domanda cade dalle nuvole. “Non ho ancora chiesto alle aziende cosa ne pensano, dovrò farlo al più presto”, dice Sandison che aggiunge: “Le istanze ecologiste sono diventate il tema politico più importante e non penso ci sia un conflitto con i sindacati. L’ambientalismo non comporta necessariamente una perdita dei posti di lavoro, anzi può creare nuove opportunità. Non basta più restare ancorati al vecchio mantra della crescita. Oggi serve la crescita sostenibile”.

 

Nello stand di Momentum gli attivisti ultrasettantenni in divisa rossa hanno sposato con grande convinzione la causa ambientalista tanto cara ai loro nipoti. “Ma quale perdita dei posti di lavoro, è un bene se lavoriamo tutti meno. La tecnologia ha reso le nostre vite più complicate costringendoci a lavorare più del dovuto”, risponde una di loro a chi gli fa notare che il Green New Deal può rendere obsoleti dei settori strategici dell’economica. “Al giorno d’oggi non si fa altro che lavorare, soprattutto i giovani che non hanno tempo di fare altro nella loro vita. In Germania si lavora meno e la produttività è più alta”, spiega un altro attivista che evoca le teorie marxiste sul capitale. Ma anche se le previsioni più catastrofiste sul Green New Deal si rivelassero fondate, per i laburisti ne sarà valsa la pena. “Potrebbe esserci qualche disoccupato in più, è un rischio”, ammette uno di loro. Ma chi gli sta accanto lo corregge prontamente: “Cosa vuoi che sia la perdita di qualche posto di lavoro quando dobbiamo salvare il pianeta”.

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