Manifestanti sfilano per le vie di Hong Kong (foto LaPresse)

Perché Trump fischietta su Hong Kong

Redazione

Affascinato da autocrati e dittatori e ossessionato da un deal con la Cina

Durante l’incontro con Xi Jinping al G20 di Osaka, il presidente americano Donald Trump ha promesso al presidente cinese che avrebbe tenuto a bada le critiche contro Pechino sulla questione Hong Kong. E’ quanto riportato ieri dal Financial Times, che ha citato varie fonti e ha aggiunto che una delle prime conseguenze della promessa di Trump è l’ultimo discorso da console generale americano a Hong Kong di Kurt Tong. Il 2 luglio scorso Tong avrebbe dovuto parlare della “progressiva erosione delle libertà sul territorio cinese”, ma dopo il summit tra Xi e Trump il dipartimento di stato avrebbe chiesto all’ormai ex console di cancellare l’evento. Una sorte che ricorda quella di un discorso, poi cancellato, sulle detenzioni e la sorveglianza di massa degli uiguri da parte della Cina che il vicepresidente Mike Pence avrebbe dovuto pronunciare una settimana prima del summit al G20.

 

Da circa un mese milioni di persone manifestano a Hong Kong contro la discussione di un emendamento che avrebbe dovuto permettere l’estradizione dall’ex colonia inglese alla Cina continentale, e le manifestazioni sono continuate anche dopo che Carrie Lam, capo dell’esecutivo di Hong Kong, ha parlato di una “sospensione” e poi della “morte” dell’emendamento. Mentre l’Inghilterra è arrivata a convocare l’ambasciatore cinese a Londra che aveva accusato il ministro degli Esteri Jeremy Hunt di “interferenze illegittime”, Trump si è tenuto molto alla larga su Hong Kong. E il motivo è che il presidente americano ha un disperato bisogno di arrivare a un deal con la Cina, e dopo il precedente fallimento dei negoziati ogni ostacolo alle relazioni bilaterali tra i due paesi viene ignorato. Ma a Trump, che ha più a cuore il business che le tradizionali battaglie sui valori democratici, non pesa molto dover sorvolare su certi temi. Bisognerà vedere come si comporterà con la prossima crisi tra Washington e Pechino: di mezzo c’è una grossa vendita di armi a Taiwan – che sarà probabilmente approvata dal Congresso – e la visita in America della presidente taiwanese Tsai Ing-wen. Cosa è disposto a fare, Trump, per non indisporre il suo “buon amico”, l’autocrate Xi Jinping?

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