Benjamin Netanyahu (foto LaPresse)

La vigilia elettorale nei mercati di Tel Aviv, dove ogni cosa parla di Bibi

Mauro Zanon

Israele al voto: le voci raccolte tra i sostenitori del premier uscente e quelli della sinistra

Tel Aviv. Ci tengono tutti a dirti che Tel Aviv è la “città che non dorme mai”, che la festa permanente è qui e non a Berlino e che se vuoi sentire lo spirito della “città bianca” devi andare assolutamente all’HaCarmel market, il mercato più grande e il più euforico di tutta Israele. E’ aperto tutti i giorni tranne venerdì perché c’è Shabbat, e quando entri dal lato di Allenby street sei subito inebriato dai mille colori delle spezie e dei dolci che troneggiano sulle bancarelle. Il mercato del Carmelo è situato a pochi passi da Florentin e Neve Tzedek, i quartieri bohemien di Tel Aviv, dove i negozi vintage si affiancano ai barber shop, ai caffè e alle birrerie artigianali, come Beer Bazaar, situata tra le stradine sinuose dell’HaCarmel market. “Qui si bevono solo birre israeliane. Ce ne sono più di cento. E’ il posto perfetto per fare una pausa dopo essersi immersi tra il caos gioioso delle bancarelle”, ci dice Adi, studentessa di Economia, che abita a Florentin e viene spesso qui con i suoi amici. Il discorso si sposta rapidamente sulle elezioni politiche. Chiediamo se è vero che l’HaCarmel market è il bastione della sinistra israeliana. “Di certo non è il feudo di Netanyahu!”, risponde sorridendo. Il leader del Labor, Avi Gabbay, ha chance vicine allo zero di essere la sorpresa dei risultati di stasera. “Sono molto delusa dalla situazione in cui versa il Labor”, dice Adi. Ma nemmeno il duo formato dall’ex capo di stato maggiore Benny Gantz e l’ex giornalista star della televisione israeliena Yair Lapid la fa sognare. “Lapid non mi convince affatto. E’ troppo narciso e troppo distaccato dalla realtà”, dice Adi, ma approva la scelta di Gantz di puntare su “Israele prima di tutto”, oltre la destra e oltre la sinistra, un po’ alla Emmanuel Macron.

 

In una strada laterale dell’HaCarmel market, Rambam street, c’è il Beit Haamudim, uno dei bar più frequentati dai giovani locali. “Nelle strade di Tel Aviv c’è un forte desiderio di cambiamento. Fra un mese ci sarà l’Eurovision qui in Israele e vogliamo mostrare al mondo che siamo un paese aperto, dove tutti sono benvenuti, e non un paese chiuso su sé stesso”, ci dice Amos. Lui, come la maggior parte dei giovani di Florentin e Neve Tzedek, ha una visione molto manichea della situazione politica israeliana e un giudizio molto netto su chi vota Bibi. “Vogliamo progredire o regredire? Mi chiedo come si possa pensare di votare Netanyahu”.

 

Ma c’è anche chi come Yohan, studente alla Rimon School of Music, la più importante scuola di musica contemporanea di Israele, è molto critico verso questa radicalizzazione della polarizzazione tra il leader di Kahol Lavan e l’attuale premier. “Ho sempre votato a sinistra, ma sono stanco di assistere alla narrazione secondo cui Gantz è il ‘buono’ e Netanyahu il ‘cattivo’, e secondo cui gli elettori del primo sono ‘gentili e progressisti’ e quelli del secondo ‘stupidi e ignoranti’”, dice Yohan.

 

A sud di Tel Aviv, c’è un altro mercato all’aperto in competizione con l’HaCarmel market: è l’HaTikva, più piccolo del primo, ma altrettanto ricco di cibi di ogni tipo. I turisti si vedono di rado e la gentrificazione, qui, non è ancora arrivata. “E’ il mercato più autentico di Tel Aviv!”, ci dice un venditore. Il Suk HaTivka è il cuore del quartiere omonimo, è più vicino alle arterie cittadine Kibbutz Galuyot e Derech Hagana che al mare, ed è frequentato dalle classi popolari di Tel Aviv, che qui camminano con più tranquillità e non devono fare slalom tra i giovani e i molti curiosi che riempiono le vie del mercato concorrente.

 

“A HaCarmel lo spazio per camminare tra una bancarella e l’altra è strettissimo. Qui, quantomeno, possiamo passeggiare in pace”, ci racconta un telavivese di HaTikva. E’ soprattutto il mercato dei mizrahi, dei russi e della piccola borghesia, l’elettorato che si è sentito tradito dal Labor e oggi non ha dubbi nel votare Netanyahu.