(Foto Pixabay)

Il patriottismo russo censura anche i libri di matematica

Micol Flammini

Il governo seleziona i manuali scolastici per coltivare l'amor di patria 

Roma. Costruire un patriota non è semplice. È un’operazione artigianale, si procede assemblando i tasselli della memoria e le pietre della conoscenza. Momento per momento, istante dopo istante. Il patriota va cresciuto da quando è piccolo, a scuola e con i libri di testo, quelli giusti, che raccontano la versione “corretta” della storia. La Russia è impegnata ormai da alcuni anni nella costruzione dei suoi piccoli patrioti e la cura e l’attenzione che sta riservando ai libri di testo sta diventando quasi uno schiaffo alla storia.

 

Alcuni libri sono stati proibiti perché raccontavano delle file per il pane durante l’Unione sovietica, “non genera orgoglio” nei ragazzi, ha detto il ministero dell’Istruzione. All’interno delle aule scolastiche si impara quindi una metastoria, una storia astorica, mai esistita, ideale. Non quella che c’è stata, non il passato così come è stato vissuto dai nonni, dai bisnonni dei ragazzi. Ma il passato immaginato, voluto, chissà, forse sognato. La guerra è soltanto un trionfo, i morti sono morti tutti da eroi. Gli argomenti di discussione che vengono riscritti sono molti e riguardano soprattutto la Seconda guerra mondiale, i crimini, i gulag, Stalin, trasformato in un personaggio di gomma, di lui ognuno sa quello che vuole e la memoria nazionale è stata purificata a tal punto che i più giovani ignorano dell’esistenza di campi di detenzione sul territorio russo.

 

Ma anche l’antica Russia viene ripulita dai riti ormai ritenuti barbarici, poco dignitosi, non occorre far sapere che le bambine si sposavano a 12 anni, chi studia, che più o meno ha 12 anni, potrebbe avere dei pensieri non consoni alla sua età secondo il ministero. Basta tenere tutto nascosto e la scuola, con i suoi libri di testo è una fortezza. “È iniziato tutto nel 2000 e poi è diventato sempre più chiaro che lo stato avrebbe costretto gli insegnanti a esporre la storia in modo da sostenere l’attuale regime”, ha detto in un’intervista di qualche settimana fa Boris Grozovski, economista, al Kommersant.

 

Come spesso accade con gli eccessi, la mania di proibire presenta anche dei risvolti comici, sotto la censura sono finiti pure i manuali di matematica, non perché siano stati i numeri a rivendicare una visione del mondo diversa da quella ammessa dal Cremlino, ma per i personaggi. A corredo di operazioni, segno di maggiore e minore, algebra, geometria, alcune case editrici avevano posto dei personaggi fantastici, come Winnie the Pooh o il gatto con gli stivali, colpevoli di non essere personaggi tipici della tradizione russa. Via gli elfi, via gli gnomi, via i fratelli Grimm, via anche Pinocchio, che nella sua legnosità non è certo un prodotto della tradizione russa. Via Lindgren, Raspe, i tre porcellini, via tutto ciò che potrebbe essere da ostacolo all’amor di patria.

 

Proteste ce ne sono state, genitori e insegnanti hanno presentato petizioni e raccolta firme, ma il ministero ha le sue regole, segue il suo canone, russissimo, patriottissimo, e un libro della casa editrice Drofa è stato messo al bando per aver chiamato Euromaidan, la rivolta ucraina del 2013, “rivoluzione”, quando il nome corretto sarebbe “colpo di stato”. Le case editrici non vengono messe al bando, hanno sempre la possibilità di riscrivere e correggere, ma riscrivere costa e spesso le pubblicazioni vengono abbandonate. Il mercato dei manuali è ormai dominato da una sola casa editrice, la Prosvechtchenie la quale, spiega Boris Grozovski, apparteneva ad Arkadi Rotenberg, un oligarca amico di Vladimir Putin. Poi venduta a una società offshore sconosciuta quando il miliardario è finito sotto sanzioni europee e americane.

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