I gilet gialli durante una delle loro ultime manifestazioni (Foto LaPresse)

I gilet gialli attirano l'attenzione, ma sono folla, non popolo. Parla Schiappa

Mauro Zanon

La ministra per le Pari opportunità francese ci dice che conta sulla pace con l’Italia e lancia un messaggio per le europee

Parigi. L’ambasciatore francese a Roma, Christian Masset, è tornato a Palazzo Farnese: merito di una chiamata distensiva tra il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e l’inquilino dell’Eliseo Emmanuel Macron, dove si è ribadito “quanto sia importante l’amicizia tra la Francia e l’Italia e quanto i due paesi abbiano bisogno l’uno dell’altro”, secondo le parole della ministra francese per gli Affari europei Nathalie Loiseau. Lo strappo diplomatico tra Parigi e Roma è per il momento ricucito, e ai piani alti della République ci si augura che quanto accaduto non si verifichi più: per il bene di entrambi i paesi.

 

  

“Sono dispiaciuta che si sia dovuti arrivare fino a questo punto”, ha detto al Foglio Marlène Schiappa, ministra per le Pari opportunità francese, in un incontro tenutosi al suo ministero. “Sono metà italiana, mia madre è di origine italiana e vado spesso in Italia perché ho ancora molti parenti lì. Tengo molto alla relazione di amicizia tra Francia e Italia e c’è una lunga storia comune fra i nostri due paesi. Basta guardare il numero di persone di origini italiane che hanno delle responsabilità in Francia: siamo numerosi”, sottolinea la Schiappa, includendosi nella quota di italiens a Parigi. E aggiunge: “Ora speriamo che le relazioni diplomatiche possano continuare nelle migliori condizioni possibili. Credo ci sia una forma di buona volontà affinché il dialogo possa durare e non credo che quanto successo metterà in discussione il rilancio dell’Unione europea né il multilateralismo. Qualche giorno fa abbiamo riunito gli ambasciatori dei paesi del G7 e l’Italia era rappresentata. Noi continuiamo questo lavoro perché è importante non destabilizzare l’Ue”.

  

La ministra francese per le Pari opportunità, Marlène Schiappa (Foto LaPresse)


 

La ministra francese, tuttavia, afferma che “ci sono comunque delle scelte politiche da fare nel quadro delle elezioni europee”.  
“I cittadini francesi e degli altri paesi del continente dovranno scegliere se al Parlamento europeo vogliono mandare dei difensori del progressismo o dei nazionalisti che difendono il ripiegamento su se stessi e sono opposti a ogni nozione di progresso sociale”, dice al Foglio la Schiappa.

 
Benjamin Griveaux, portavoce del governo di Parigi, ha dichiarato che bisogna essere convintamente europeisti, difendere con vigore questo fragile scrigno che è l’Europa, ma non “euroingenui”. Una visione condivisa dalla Schiappa. “Dobbiamo sforzarci di non prendere tutto ciò che viene deciso dal Parlamento europeo o dalla Commissione europea come oro colato. Non bisogna vietarsi di essere critici verso il funzionamento attuale dell’Europa”, afferma la ministra, prima di aggiungere: “E’ necessario capire come può essere migliorata, perché la sfiducia verso l’Europa, in Francia ma anche negli altri paesi, è determina dal fatto che si vedono soltanto le norme, gli obblighi e le costrizioni dell’Ue, e non ciò che fa di positivo. E’ compito nostro cambiare questa percezione”.

 
Interrogata sul perché i gilet gialli suscitano così tanto fascino anche all’estero, la ministra ci risponde così: “Sono un movimento inedito, nato spontaneamente attraverso dei video sui social network e che riunisce ovunque delle persone che prima non si conoscevano. Anche il loro modo di organizzarsi è inedito: non era mai successo che delle persone si ritrovassero su una rotatoria e che la rotatoria diventasse un luogo di protesta. Il gilet giallo indossato da molte persone ha dato nell’occhio, e si sa la folla ha sempre qualcosa di affascinante.

 

Tuttavia, come diceva Victor Hugo, non bisogna confondere la folla con il popolo. Il fatto che sia un movimento di folla non significa che rappresenti il popolo francese nella sua interezza”. La ministra, sul tema, fa però una precisione. “Detto questo, non bisogna sottovalutare il malessere che si cela dietro questa mobilitazione. Bisogna distinguere i sediziosi che vogliono rovesciare la République e che il governo combatte, da coloro che lanciano un segnale di malessere economico e sociale e hanno paura di non arrivare a fine mese. E’ importante ascoltare queste persone che soffrono il declassamento e non si sentono considerate. La riduzione dei clivage sociali e territoriali deve essere una delle battaglie prioritarie”.

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