L'equipaggiamento trovato nell'auto delle spie fermate in Olanda

Tutti gli errori degli agenti russi beccati a spiare i dossier delle armi chimiche

Daniele Raineri

L’intelligence di Mosca voleva accedere ai dati dell’agenzia dell’Aia che indaga sul caso Skripal e sulle stragi al cloro in Siria. Sì, ha proprio stato Putin

New York. Ieri il dipartimento di Giustizia americano e il ministero della Difesa olandese hanno convocato due conferenze stampa per rivelare dettagli umilianti a proposito delle operazioni tentate dall’intelligence militare russa (Gru) per violare le reti internet di alcuni edifici-bersaglio importanti. Gli olandesi hanno spiegato che il 13 aprile una squadra di quattro agenti del Gru si è appostata in una macchina fuori dalla sede dell’Opcw, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, all’Aia per tentare di accedere alla rete wi-fi, perché i tentativi di violare la rete da lontano (dalla Russia) erano falliti. I quattro sono stati scoperti in flagrante, come provano le foto scattate dagli olandesi. L’antenna che usavano per connettersi era nascosta da una giacca lasciata sul pianale posteriore. In macchina avevano un sacchetto di plastica che conteneva i rifiuti – lattine e bottigliette – che i quattro non volevano lasciare in albergo, è una pratica comune dei servizi segreti. Quando sono stati scoperti hanno tentato di distruggere un telefonino. Uno di loro aveva ancora in tasca la ricevuta del taxi preso per andare dall’ingresso posteriore di una base del Gru a Mosca fino all’aeroporto di Mosca (qui siamo al livello di inviato di giornale che deve tenere gli scontrini per farsi rimborsare), dove poi i quattro avevano preso il volo per l’Aia – e ad attenderli c’era un funzionario dell’ambasciata russa. Due di loro hanno passaporti con numeri consecutivi, il che vuol dire che sono stati rilasciati nello stesso momento – come succede quando devi fornire di documenti i tuoi agenti segreti.

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Perché questo tentativo di violazione sul campo del wi-fi dell’Opcw ad aprile? In quel mese l’organizzazione era stata chiamata a indagare sia sull’arma chimica usata per avvelenare il disertore dell’intelligence russa Sergei Skripal vicino a Londra sia sull’attacco chimico (probabilmente con il cloro) eseguito dalle forze militari del presidente siriano Bashar el Assad nella zona della Ghouta, vicino a Damasco. I russi sono alleati di Assad nella guerra civile e all’epoca per montare una campagna grottesca di depistaggio accusarono la Gran Bretagna di essere responsabile del massacro. Dal laptop sequestrato ai quattro – che erano stati subito espulsi – gli olandesi hanno ricavato informazioni molto interessanti, probabilmente grazie alle analisi tecniche dei servizi segreti americani e per questo è stato deciso di indire due conferenze stampa nelle stesse ore. Gli agenti del Gru intendevano spostarsi a Spiez, in Svizzera, sede del laboratorio dell’Opcw dove le analisi delle prove raccolte sul campo (Siria e Salisbury) sono materialmente compiute. Ma il laptop era già stato usato in operazioni precedenti in Brasile e Malesia, per violare i computer di altri bersagli molto importanti per il governo russo. In Malesia il Gru aveva inquadrato l’ufficio del procuratore che si occupa del volo MH-17, abbattuto con 298 passeggeri a bordo nel luglio 2014 da un missile terra-aria dell’esercito russo che era stato lanciato dal territorio ucraino controllato dai separatisti. In questi anni la Russia ha sempre tentato di smentire senza mai riuscirci la propria responsabilità nell’abbattimento, dimostrata quest’anno da una commissione d’inchiesta del governo olandese.

  

Secondo il dipartimento di Giustizia americano, il Gru ha tentato con successo di infiltrare le agenzie internazionali che si occupano della lotta al doping e che nel 2016 hanno impedito la partecipazione di 111 atleti russi alle Olimpiadi di Rio de Janeiro in Brasile – perché erano coinvolti in un programma di doping di stato. Il governo americano nel suo rapporto d’accusa mette sette nomi di agenti russi, tre dei quali fanno parte della squadra scoperta in Olanda. Le informazioni ricavate grazie agli accessi illegali erano poi “usate per manipolare l’opinione pubblica”. 

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)