Un'elettrice libanese e sullo sfondo una bandiera di Hezbollah (foto LaPresse)

A Beirut vince Nasrallah: "Hezbollah = Libano", twittano in Israele

Rolla Scolari

Il partito armato sciita vince le elezioni e consolida il suo potere. Intanto Gerusalemme teme l'accerchiamento iraniano

Il primo voto legislativo dal 2009 in Libano consegna il Paese più saldamente nelle mani di Hezbollah, il movimento sciita alleato dell’Iran. Così dicono i primi risultati ancora parziali e non ufficiali che stanno emergendo in queste ore. Il gruppo assieme agli alleati – tra cui i cristiani del presidente Michel Aoun e lo storico partito sciita Amal, guidato dal leader del Parlamento Nabih Berri – avrebbero raggiunto circa 67 seggi, su un totale di 128. Secondo il sistema politico settario del piccolo Libano, il governo è sempre formato da un premier musulmano sunnita. Stando ai primi calcoli, sarà ancora il primo ministro uscente Saad Hariri a lavorare alla costruzione dell’esecutivo.

 

Il risultato, seppur ancora parziale, ha immediatamente risuonato in maniera minacciosa nel vicino Israele. Da mesi, nella regione crescono i timori di un possibile confronto aperto tra Israele e Iran, attraverso Hezbollah, come accaduto nell'estate 2006. Da allora, molto è cambiato nella regione. Dal 2011, le milizie del “Partito di Dio” combattono con sempre maggior addestramento militare in Siria accanto ai soldati del regime di Bashar el Assad e alle unità speciali iraniane. E se in Libano da anni cresce in alcune fasce politiche e di popolazione l’opposizione all’arsenale di Hezbollah, il risultato elettorale che in queste ore emerge sostiene quegli alleati che considerano legittima se non necessaria la potenza militare del gruppo sciita, ormai saldamente ancorato alla vita politica libanese. Così, la risposta israeliana è arrivata veloce. “Il risultati delle elezioni libanesi rafforzano quello che da un po’ di tempo è il nostro approccio: Hezbollah = Libano”, ha scritto su Twitter il ministro dell’Educazione Naftali Bennett, anche membro del gabinetto di sicurezza nazionale che ha l’ultima parola sugli interventi militari. “Lo Stato di Israele non farà differenza tra lo Stato sovrano del Libano e Hezbollah, e riterrà il Libano responsabile per qualsiasi azione all’interno del suo territorio”.

 

Le dichiarazioni di queste ore di membri del governo israeliano tradiscono la preoccupazione di un espandersi dell’Iran sia in Libano, politicamente, sia in Siria, con il ritrovato equilibrio del regime di Assad, tenuto in vita dall’intervento militare di Mosca e Teheran in suo favore. Un altro membro del gabinetto di sicurezza nazionale israeliano, il ministro dell’Energia Yuval Steinitz, ha minacciato direttamente il presidente siriano Bashar el-Assad: “Israele finora non è stato coinvolto nella guerra civile siriana. Se Assad continua a permettere all’Iran di operare dal territorio siriano, Israele lo liquiderà e farà crollare il suo regime”.

 

In un momento in cui i timori di uno scontro regionale tra Israele e Iran che vada oltre la retorica e i presunti raid israeliani contro postazioni in Siria legate a obiettivi militari di Teheran, il rafforzarsi di Hezbollah in Libano non fa che aumentare le tensioni. Nelle scorse settimane, i vertici del gruppo sciita libanese hanno ricordato i loro legami con Teheran quando un presunto attacco israeliano ha ucciso sette membri di unità d'élite iraniane in una base in Siria: “Gli israeliani hanno commesso un errore storico mettendosi in scontro diretto con l’Iran”, ha detto il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. Tra l’altro, pochi giorni fa, l’agenzia di stampa iraniana Farda ha cancellato dal proprio sito – chiedendo scusa agli utenti – discorso tenuto da Nasrallah a un gruppo di iraniani in Libano. Le sue parole apparentemente avrebbero dovuto restare confinate “a uso interno”. Tra le altre cose il leader sciita libanese avrebbe sottolineato il legame diretto con Teheran e ammesso che Hezbollah non sarebbe un semplice “proxy” della Repubblica islamica.

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