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Merkel e Schulz trovano l'accordo. Ma per la Grande Coalizione la strada non è ancora in discesa

Daniel Mosseri

La parola passa adesso ai 463.723 iscritti al partito socialdemocratico: saranno loro a stabilire entro un mese se tornare a governare con la Cdu. Come cambiano i piani politici della Germania

Berlino. La giornata si è aperta con le notizie di un negoziato arrivato a un punto morto e gli annunci di riunioni di emergenza delle direzioni di partito. Poi, poco prima delle dieci, l’annuncio: i cristiano democratici di Angela Merkel e i suoi alleati cristiano-sociali bavaresi hanno trovato l’accordo con i socialdemocratici per dare vita a un nuovo governo di grande coalizione: il quarto nella storia della Repubblica federale tedesca, il terzo sotto la guida della cancelliera al potere dal 2005.

 

Se il patto di governo è nero su bianco, la strada di Angela Mekel per portare avanti la legislatura non è però ancora in discesa. Come pattuito con il leader della Spd, Martin Schulz, la parola passa adesso ai 463.723 iscritti al partito socialdemocratico: saranno loro a stabilire entro un mese se le concessioni strappate dai negoziatori del partito valgano la pena di tornare a governare con la Cdu. La cancelliera è nota per la sua capacità di nutrirsi elettoralmente dei consensi di chi si allea con lei. E l’alternativa potrebbe non è più allettante per la Spd: se la Germania dovesse tornare alle urne, il partito rischierebbe un tracollo; i sondaggi attribuiscono ai socialdemocratici un misero 17 per cento, molto meno del già terribile 20,5 per cento ottenuto alle ultime elezioni.

 

In attesa di conoscere il verdetto della base Spd, possiamo concentrarci sulle cose già note. Tra l’abbaglio della coalizione Giamaica e le difficoltà di portare a casa una große Koalition, per formare un governo ci sono voluti oltre quattro mesi e mezzo di negoziato: non era mai successo dal 1949.

 

Se verrà alla luce, il Merkel-IV sarà un governo di spesa, con buona pace dell’ex ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble mandato a presiedere il Bundestag. Al suo posto dovrebbe subentrare Olaf Scholz, sindaco di Amburgo e dirigente socialdemocratico fra i più popolari in Germania. Il nuovo esecutivo dovrebbe investire oltre 42 miliardi in infrastrutture stradali, scolastiche e digitali, e a favore dell’edilizia per i privati, limando allo stesso tempo le aliquote fiscali delle fasce di reddito media e bassa.

 

Il patto prevede poi un limite di mille ricongiungimenti famigliari di profughi al mese (a partire da agosto), uno stop alla vendita di armi alle parti in conflitto in Yemen, il sì alla costruzione di un bilancio comune per l’Eurozona, e il no al glifosato. In termine di ministri, alla Spd dovrebbero andare anche gli Esteri, la Giustizia, la Famiglia e forse l’Ambiente. La Csu strapperebbe invece le Infrastrutture, lo Sviluppo e soprattutto gli Interni (attribuiti a Horst Seehofer) a sottolineare il giro di vite alla politica di accoglienza. Il condizionale è d’obbligo: se i pronostici saranno confermati, alla Cdu di Merkel resterebbe la Difesa e poco altro. Critiche al programma di governo sono giunte dalla maggioranza degli economisti tedeschi sondati dall’Istituto Ifo di Monaco secondo cui gli sforzi per la digitalizzazione della Germania sono troppo modesti a fronte di un’eccessiva generosità sul fronte pensioni e spesa sanitaria.

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