L'altra fuga degli ebrei
Dalla Francia non vanno solo in Israele. Lasciano le periferie per trovare riparo negli arrondissement
Roma. Ieri, nella banlieue parigina di Bagneux, è stata vandalizzata la lapide in memoria di Ilan Halimi, il giovane ebreo che nel 2006 venne rapito, torturato e ucciso dalla “banda dei barbari”. “Fofana libero”, hanno scritto i vandali sulla targa, dal nome del capo del gruppo che uccise Halimi. Fu il primo clamoroso caso di antisemitismo omicida in Francia negli ultimi anni. Dopo vennero la strage alla scuola di Tolosa e l’assalto all’Hyper Cacher di Parigi. Ma come raccontava ieri il Monde in una inchiesta agghiacciante, ogni giorno l’antisemitismo bussa alla porta degli ebrei francesi, generando un impressionante fenomeno migratorio interno alla Repubblica. “Gli atti contro le sinagoghe o le scuole per la prima volta sono ora diretti alle persone, in strada o a casa”, scrive il Monde.
Una prima lettera è arrivata nella cassetta della posta della famiglia di Paul a Noisy-le-Grand. Conteneva minacce di morte, “Allahu Akbar” e il proiettile di una nove millimetri. Il giorno dopo una seconda lettera: “Morirete tutti”. Questa volta il proiettile di un kalashnikov. Poi le scritte sulle mura di casa: “Daech” e “vi elimineremo”. Il Monde parla di “un antisemitismo del quotidiano” che ha messo sotto pressione tante famiglie ebraiche. “Un atto razzista su tre commesso in Francia è diretto contro un ebreo, mentre gli ebrei rappresentano meno dell’un per cento della popolazione”, recita nel suo ultimo rapporto il Servizio di protezione della comunità ebraica. Ma queste cifre, basate sui rapporti della polizia, non raccontano tutto, perché “molte vittime di violenze antisemite non presentano denuncia”. A Garges-lès-Gonesse (Val-d’Oise), alcuni giovani che avevano costruito la succà nel cortile della sinagoga sono stati attaccati e insultati dai altri del quartiere al grido di “sporchi ebrei, vi faremo la pelle”. Nel loro libro “Il prossimo anno a Gerusalemme?”, Jérôme Fourquet e Sylvain Manternach raccontano dello svuotamento degli storici quartieri ebraici. E le scuole si adattano: i bimbi ebrei lasciano le scuole pubbliche a favore di quelle private.
Uno studio dalla Fondazione per l’innovazione politica, pubblicato a settembre, ha quantificato la violenza antisemita in Francia. Ci sono stati 4.092 attacchi nel periodo 2005-2015, con il sessanta per cento degli ebrei che afferma di essere “preoccupato di essere attaccato fisicamente in strada in quanto ebreo”. Il Bureau national de vigilance contre l’antisémitisme lo chiama “antisemitismo soffocato”.
Accanto all’emigrazione ebraica in Israele (5.000 partenze nel 2016, 7.900 nel 2015), c’è ora la “mobilità elevata”, generalmente dalla parte orientale a quella occidentale di Parigi. 60 mila ebrei hanno lasciato l’Ile-de-France negli ultimi dieci anni verso il XVI e XVII arrondissement di Parigi. Si svuota Sarcelles, Val-d’Oise, 60 mila abitanti, la “Piccola Gerusalemme”, che secondo il suo ex sindaco, François Pupponi, è oggi “sopraffatta da richieste di trasferimento, decine al mese. Le vittime dell’antisemitismo tendono a raggrupparsi”. Nel sud-est di Parigi, Saint-Mande, 22 mila abitanti, è ancora segnata dall’assalto all’Hyper Cacher nel gennaio 2015. Un mese dopo l’attacco, il Concistoro ha pubblicato un annuncio, esortando a fare aliyah a Limoges.
Secondo uno studio condotto dall’Ifop, “l’esposizione alla violenza antisemita è altamente correlata al portare una kippah”. Così il copricapo ebraico scompare da molte zone della Francia. Nella Seine-Saint-Denis, il 40 per cento degli abitanti è di fede islamica. Risultato? Le storiche comunità ebraiche come La Courneuve, Aubervilliers, Stains, Pierrefitte-sur-Seine, Trappes, Aulnay-sous-Bois, Le Blanc-Mesnil e Saint Denis si stanno “de-ebraicizzando”. A causa della mancanza di sicurezza, in posti come la Courneuve in cui c’erano da 600 a 700 famiglie ebree, ora ce ne sono meno di cento. Per molti di questi ebrei è una seconda fuga. Il 70 per cento del circa mezzo milione di ebrei in Francia è sefardita, arrivarono in Francia tra il 1956 e il 1962, quando Algeria, Marocco e Tunisia ottennero l’indipendenza. Come i due vincitori francesi del premio Nobel per la fisica, Claude Cohen-Tannoudji (1997), nato ad Algeri, e Serge Haroche (2012), nato a Casablanca.
Un altro esempio è Kremlin-Bicêtre, un sobborgo a sud di Parigi. Su 25 mila abitanti, il 25 per cento oggi è musulmano. Fino al 1990, il dieci per cento della popolazione era ebraica, oggi appena il cinque. L’antisemitismo sta cambiando la geografia e la demografia della Francia.
la sconfitta del dittatore