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“Dopo Tolosa hanno lasciato soli noi ebrei”. J'accuse del Gran rabbino di Francia

Giulio Meotti

“Così lo vedono molti musulmani francesi”. L’effetto Merah: aggressioni e fughe contro le persone di fede ebraica. Parla Alexandre Mandel

Roma. Domenica, alla stazione Saint-Charles di Marsiglia, un islamista ha ucciso a coltellate due ragazze al grido di “Allahu Akbar”. Il giorno dopo, a Parigi, si apriva il processo ad Abdelkader Merah, il fratello dell’attentatore che a Tolosa nel marzo 2012 ha ucciso quattro ebrei (di cui tre bambini) e tre soldati. Da allora, il terrorismo islamico in Francia ha causato 250 morti. Per sette anni, dopo l’attentato di Londra del 7 luglio 2005, non c’erano stati omicidi islamisti su larga scala sul suolo europeo. Mohammed e Abdelkader “Bin Laden” Merah hanno cambiato le cose e anche il volto della Francia. “Siamo entrati in una nuova era dal 2012, Merah è stato un punto di svolta nella storia francese”, ha detto ieri Mathieu Guidere, professore di studi islamici a Parigi. “Uccidendo contemporaneamente soldati ed ebrei, Merah ha infranto due tabù e ha aperto psicologicamente la strada a coloro che sono venuti dopo”. 

 

I soldati impiegati nella “Operazione Sentinelle” lamentano una media di cinque aggressioni fisiche e verbali al giorno.
Jacques Bérès, il medico cofondatore di Médecins Sans Frontières, di ritorno dalla Siria dove aveva curato le vittime della guerra civile, rivelò ai giornali francesi che parlando con alcuni guerriglieri accorsi nel paese per combattere il regime di Bashar el Assad molti si definivano “ammiratori di Merah”. “Se vai a Tolosa puoi vedere queste scritte sui muri, poi cancellate: ‘Viva Merah’”, dice al Foglio Alexandre Mandel, giornalista investigativo e autore di un nuovo libro che esce la prossima settimana, “Partition”. Sottotitolo: “Cronaca della secessione islamista in Francia”. “Per molti musulmani francesi, Mohammed Merah è un eroe. E’ stato lui ad aver creato il terrorismo low cost in Francia, quello con scarsi mezzi, scarsa preparazione militare, ma che conduce attacchi continui. Merah ha spinto molti ebrei ad andarsene dalla Francia e ha ucciso soldati sul territorio francese per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale. Era successo soltanto in Libano prima. Prima di Merah, gli ebrei pensavano che il pericolo venisse dall’estrema destra antisemita. Oggi sanno che il pericolo più grande è incarnato dall’islam radicale. Merah ha aperto anche la strada a questa guerrilla islamista a bassa intensità che c’è oggi nelle strade francesi, come è successo domenica a Marsiglia. E questo potrebbe essere lo scenario più probabile in futuro”. Dal 2008 al 2011, meno di duemila ebrei francesi avevano lasciato il paese per Israele. Mohammed Merah con la strage alla scuola ebraica di Tolosa ha messo in moto la più grande emigrazione dai tempi della fondazione dello stato ebraico nel 1948. Nel suo studio “L’anno prossimo a Gerusalemme”, il capo dei sondaggisti dell’Ifop, Jérôme Fourquet, spiega che dal 2012 a oggi 20 mila ebrei hanno lasciato la Francia.

 

Trecento famiglie ebraiche hanno lasciato Tolosa alla volta di Israele dopo quella strage (secondo un sondaggio Ifop, il 40 per cento dei 500 mila ebrei francesi ha considerato l’idea di emigrare in Israele). Durante l’ultimo anno scolastico, soltanto 140 studenti si sono iscritti alla scuola ebraica di Tolosa colpita dall’attentato, un terzo di quelli del 2012. Intanto, gli ebrei hanno abbandonato le scuole pubbliche di Parigi, scegliendo quelle private, dove è più facile sfuggire all’antisemitismo quotidiano. E la kippah, il copricapo rituale ebraico, è scomparsa dalle strade di Marsiglia. Oggi sono 800 le sinagoghe, le scuole e i centri comunitari ebraici sotto protezione. Di “nuovo malessere degli ebrei francesi” parla il settimanale Express nel suo ultimo numero. 

 

“Penso che la terribile scossa del 19 marzo 2012 sia tutti i giorni nella nostra testa ogni volta che portiamo e aspettiamo i figli a scuola”, ha detto ieri alla France Presse il rabbino capo di Francia, Haïm Korsia. “C’è stata una sorta di indifferenza e alle manifestazioni e alle cerimonie ci siamo trovati molto soli”. Solo diecimila persone hanno partecipato alla marcia per la scuola Ozar Hatorah, dove Merah assassinò a sangue freddo i tre bambini ebrei.

 

“Non capisco come mai l’uccisione da parte di Mohammed Merah di tre bambini nel cortile di una scuola ebraica non si imprima nella memoria”, ha scritto la filosofa e femminista Elisabeth Badinter nell’ultimo numero dell’Express. “Non capisco perché questo atto di natura nazista, dove una bambina di sette anni è stata presa per i capelli per essere colpita con una pallottola in testa, non sia entrato nella memoria collettiva”. Peggio. Stando a un sondaggio Ipsos uscito a febbraio, il sessanta per cento dei francesi intervistati si è detto “indifferente” all’autoesilio dei connazionali ebrei, il sette per cento si è detto “contento” e soltanto il trenta per cento si è dichiarato contrariato. Uccidendo quei tre bambini a Tolosa, Mohammed Merah ha forse resuscitato un antico male che attraversa la storia francese. 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.