L'esplosione dell'impianto di Maysaf in Siria dopo l'attacco israeliano (foto via Twitter)

Israele ha attaccato un impianto di armi chimiche in Siria

Luca Gambardella

Bombardato stamattina l'impianto di Maysaf, non lontano dal villaggio di Khan Sheykhoun dove ad aprile Assad ha ucciso decine di civili

Giovedì mattina l'aviazione militare di Israele ha colpito un'installazione in Siria dove si sospetta il regime produca e conservi armi chimiche. La notizia degli attacchi è stata battuta da quasi tutti i media israeliani: quattro aerei hanno bombardato l'impianto di Maysaf, vicino Hama, non distante dalla base aerea russa di Khmeimim e nell'attacco sono rimaste uccise due persone, come confermato anche dai media siriani.

 

Quello di Maysaf è un centro di ricerca che sviluppa armi chimiche e che era già finito sotto la lente delle intelligence occidentali. Lo scorso gennaio la DigitalGlobe, un'azienda che fornisce immagini satellitari, aveva scattato decine di immagini dell'impianto sospetto, un'area di 200 chilometri quadrati che mostrava cinque edifici con postazioni militari e almeno altri 40 simili a dei magazzini. Il complesso era dotato anche di bunker che conducevano verso le montagne vicine.

  


 L'impianto di Maysaf colpito dall'aviazione israeliana in una delle foto satellitare scattate a gennaio dalla DigitalGlobe


    

Secondo la testimonianza di un attivista per i diritti umani, Nizar Nayouf, intervistato nel 2004 dal quotidiano olandese Telegraaf, l'anno precedente l'Iraq di Saddam Hussein aveva contrabbandato in Siria armi chimiche che poi erano state collocate in tre siti diversi nel paese. Uno di questi era quello di al Baida, un paesino ad appena un chilometro da Maysaf. Non è chiaro quale agenzia di intelligence aveva richiesto le foto della DigitalGlobe ma è presumibile che si trattasse di Israele.

 


La mappa che mostra il sito di Maysaf colpito oggi da Israele, Khan Shaykhoun, bombardata dal regime ad aprile, e la base militare russa di Khmeimim (mappa di Enrico Cicchetti)


  

Lo scorso aprile, il regime siriano di Bashar el Assad aveva lanciato armi chimiche sul villaggio di Khan Shaykhoun, che è relativamente vicino al sito colpito stamattina dagli israeliani, uccidendo più di 80 civili e provocando la dura reazione degli americani, con il lancio di decine di Tomahawk verso la Siria. Proprio ieri gli investigatori delle Nazioni Unite che indagavano sui crimini di guerra commessi in Siria hanno pubblicato un rapporto che conferma la responsabilità del regime di Bashar el Assad nell’attacco chimico di Khan Shaykhoun. Nonostante il cessate il fuoco siglato a luglio tra Damasco e i ribelli, Israele continua a monitorare il territorio siriano, preoccupato in particolare dal riarmo di Hezbollah. La settimana scorsa, il premier Benjamin Netanyahu aveva avvertito il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che l'Iran aveva intenzione di costruire impianti per la produzione di missili guidati proprio tra Siria e Libano. Negli ultimi cinque anni, gli israeliani hanno attaccato decine di convogli che portavano rifornimenti al gruppo terroristico che da sempre rappresenta una minaccia per Israele. Le forze di sicurezza israeliane hanno anche avviato delle esercitazioni militari – le più imponenti degli ultimi 20 anni – nel nord del paese. Tra gli scenari ipotizzati per l'addestramento, c'è anche quello di un attacco multiplo con infiltrazioni dal confine nord, al confine con Libano e Siria.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.