Il declino dell'Isis

Alessandro Orsini*

Le forze dell’ordine stanno riuscendo a contenere i terroristi, dice il politologo della Luiss

La strage di Barcellona conferma il declino delle capacità offensive dell’Isis nelle città occidentali. È quanto emerge dall’analisi comparata delle stragi jihadiste degli ultimi due anni. La strage di Parigi del 13 novembre 2015 fu realizzata da un commando di nove terroristi che colpirono la città in sei punti diversi in tre gruppi di tre militanti con mitragliatori, granate e cinture esplosive. I morti furono 130. Durante la strage successiva, quella di Bruxelles del 22 marzo 2016, entrarono in azione cinque terroristi, che però utilizzarono soltanto le cinture esplosive, ma non i mitragliatori che sono l’arma più letale negli attentati jihadisti per le strade delle metropoli. I morti furono 32 contro i 130 di Parigi. L’uso dei mitragliatori è prediletto da Isis e al Qaida perché causa più morti dei kamikaze con le cinture esplosive. Salman Ramadan Abedi, il kamikaze che si è fatto esplodere durante il concerto di Ariana Grande a Manchester, ha ucciso 22 persone mentre l’autore della strage di Orlando contro il locale omosessuale “Pulse”, il 12 giugno 2016, uccise 50 persone con un mitragliatore ovvero 28 morti in più rispetto all’attentatore di Manchester. Dopo la strage di Bruxelles, l’Isis non ha più realizzato una strage complessa come quella di Parigi, limitandosi a rivendicare, sempre più spesso, assalti con coltelli da cucina o con automobili che, con l’eccezione della strage di Nizza del 14 luglio 2016, hanno causato un numero di morti relativamente basso o molto basso. L’analisi della strage di Barcellona conferma la caduta delle capacità offensive dell’Isis nelle nostre città.

    

   

La cellula di Barcellona era addirittura più numerosa di quella Parigi. Eppure, i terroristi di Parigi uccisero 130 persone essendo in nove. I terroristi di Barcellona hanno ucciso soltanto 14 persone, essendo in dodici. Una cellula jhadista molto numerosa non è necessariamente anche molto pericolosa. Dodici terroristi privi di addestamento sono molto meglio, per noi, di due terroristi bene addestrati, come dimostra la strage della redazione di Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015, realizzata dai due fratelli Kouachi addestrati al combattimento militare.

   

I terroristi di Barcellona hanno dimostrato di essere un gruppo di terroristi non inseriti in un tessuto terroristico di tipo professionale. La loro mancanza di esperienza e di addestramento è confermata da tre fatti inoppugnabili. Il primo fatto è che hanno sperimentato il congegno esplosivo nello stesso ambiente in cui avevano stoccato le 120 bombole di gas. È regola basilare che simili esperimenti non debbano essere fatti nello stesso luogo in cui si trova la santabarbara o deposito di esplosivi. Il secondo fatto, da cui si può ricavare il declino delle capacità offensive dell’Isis nelle città occidentali, è rappresentato dal dato che soltanto un terrorista su dodici è riuscito a realizzare un vero attentato con morti, ovvero Younes Abouyaaqoub, il quale ha lanciato il furgoncino sulla Rambla causando 13 decessi. Il terzo fatto è che i cinque terroristi di Cambrils sono stati uccisi – sarebbe più corretto dire che si sono fatti uccidere – da un solo poliziotto durante l’attentato. Anche in questo caso è regola elementare che i terroristi non debbano rinchiudersi in cinque in una sola automobile perché questo espone tutti loro a grandi rischi. I cinque terroristi di Barcellona, come dimostra la strage di Parigi, avrebbero dovuto dividersi per colpire il maggior numero possibile di vittime. È inoltre molto significativo che nessuno dei dodici terroristi fosse armato. Il risultato è che i cinque terroristi di Cambrils hanno ucciso una sola persona per investimento. Il che conferma che non erano inseriti in un tessuto terroristico professionale altrimenti non avrebbero avuto molte difficoltà a procurarsi mitragliatori e pistole. Non avevano nemmeno le competenze tecniche per realizzare le cinture esplosive giacché è stato scoperto che tutte le cinture che indossavano erano finte. Tra di loro, non c’erano artificeri.

  

Meno emozioni per capire meglio

Lo Stato islamico, come appare evidente, non è stato in grado di provvedere a questa necessità di base inviando un proprio uomo dalla Siria in Spagna. In queste ore, la potenza della cellula di Barcellona, che come abbiamo visto era scarsissima, viene ingigantita dalla televisione italiana che parla di progetti terroristici grandiosi, come quello di voler far saltare in aria la meravigliosa Sagrada Familia di Gaudì. Tuttavia, la capacità offensiva di una cellula terroristica non si misura in base a ciò che i suoi militanti avrebbero voluto fare, bensì in base a ciò che sono riusciti a realizzare realmente. La scienza si basa sull’analisi di ciò che esiste e non sull’analisi di ciò che potrebbe esistere.

  

Se il dibattito pubblico in Italia si basasse più sul ricorso alla scienza e meno sulla spettacolarizzazione delle stragi, la cellula di Barcellona apparirebbe per quello che è: un gruppo privo di abilità offensive che ha realizzato un attentato con 14 morti, pur avendo i militanti per uccidere almeno 140 persone. Ciò è accaduto perché le forze dell’ordine e i governi occidentali hanno saputo reagire in modo molto efficace alla nuova minaccia rappresentata dall’Isis. Pur essendo possibile che una cellula jihadista ripeta la strage di Parigi, resta il fatto che finora non è accaduto perché, evidentemente, le forze dell’ordine rendono difficile all’Isis procurarsi mitragliatori e arruolare artificieri da utilizzare per le nostre strade. Altre stragi come quella di Barcellona verranno. Non è una guerra che si possa vincere in ventiquattro ore. Ciò che conta in guerra è l’indebolimento progressivo del nemico fino alla sua distruzione completa.

*Direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS

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