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Cosa c'è di nuovo nelle indagini sull'attentato a Barcellona

Redazione

I piani della cellula jihadista per colpire la Sagrada Familia, le scoperte fatte nel covo di Alcanar, il rilascio di un arrestato. E le piste internazionali: l'incontro tra i ministri dell’Interno di Spagna e Francia e l'informativa del Belgio

Erano le chiese, in particolare la cattedrale catalana della Sagrada Familia, l’obiettivo dei terroristi che hanno fatto strage a Barcellona. Lo ha confermato durante l’udienza in tribunale il 21enne Mohamed Houli Chemlal, sopravvissuto all’esplosione accidentale nella casa di Alcanar e tra i membri della cellula jihadista. Le confessioni di Chemlal hanno permesso – già nelle ore successive all'attentato – di ricostruire i piani e l'identità del gruppo e di confermare il ruolo chiave dell’imam Abdel Essati. Gli altri arrestati sono stati interrogati oggi a Madrid dal giudice Fernando Andreu che dirige l’inchiesta.

    

Al momento le indagini riguardano 12 persone: Younes Abouyaaqoub, ucciso dalla polizia lunedì 21 agosto a Subirats. Abdelbaki Essati, l'imam di Ripoll, morto il 16 nell'esplosione della santabarbara, dovuta probabilmente a un errore di manipolazione degli esplosivi da parte dei terroristi. Youssef Aalla, i cui resti biologici sono stati ritrovati sulla scena dell'esplosione ad Alcanar. Altri cinque sono stati abbattuti dalla polizia a Cambrils alle prime ore del 18, dopo aver travolto i passanti a bordo di un'Audi A3 e ucciso una donna. Si tratta del 17enne Moussa Oukabir, il 19enne Said Aalla (fratello di Youssef), El Houssaine Abouyaaqoub (fratello minorenne dell'attentatore), del 24enne Mohammed Hychami e del fratello minorenne Omar. Infine ci sono i quattro arrestati.

   

  

Il giudice Andreu ha confermato l'arresto di Mohamed Houli Chemlal, rimasto ferito nell’esplosione del covo, e Driss Oukabir (fratello di Moussa), che ha affittato il furgone usato nell'attentato. Il magistrato ha invece preso la decisione inattesa di rimettere in libertà – per mancanza di solidi motivi – Mohamed Aalla, proprietario dell'Audi A3, mentre per Salh El Karib, gestore di un Internet point che potrebbe essere stato usato per mettersi in contatto con vertici dello Stato islamico in medio oriente, è stato prorogato il fermo per altre 72 ore per dar modo alla polizia di fare altre verifiche sui suoi legami con la cellula.

  

 

Gli interrogatori hanno rivelato molti dettagli sui due attacchi del 17 e 18 agosto, che hanno provocato in totale 15 vittime. Una volta fallito il piano di colpire obiettivi simbolici di Barcellona a causa dell’esplosione del covo, la cellula terroristica avrebbe deciso all'ultimo di usare un furgone per l’attentato sulla Rambla. A quanto si apprende oggi dai media spagnoli, diversi indizi trovati fra i resti della villetta di Alcanar e in un secondo appartamento usato dalla banda confermano queste rivelazioni. Dagli interrogatori è emerso anche che i terroristi uccisi a Cambrils avevano comprato quattro coltelli e un'ascia in un negozio in città, solo tre ore e mezza prima di essere uccisi dalla polizia.

  

Ad Alacanar sono stati rinvenuti, oltre a decine di bombole di butano, anche detonatori e materiale per fabbricare ordigni esplosivi artigianali e chiodi da mettere nelle bombe per renderle più micidiali. C'erano anche un testo in arabo sui “soldati dello Stato Islamico nella terra di al Andalus” e biglietti aerei per Bruxelles a nome dell'imam. Secondo El Mundo è stata rinvenuta anche una cintura esplosiva. Nel secondo covo, individuato a Riudecanyes, sono stati trovati la patente di guida di Mohamed Hichamy, uno dei cinque abbattuti a Cambrils e il passaporto di Younes Abouyaaqoub, autore materiale della strage sulla Rambla.

  

Si complica intanto il confronto tra Madrid e la Catalogna. La Guardia Civil, la gendarmeria spagnola, ha attaccato la polizia autonoma catalana, perché “se avesse indagato bene sull'esplosione ad Alcanar”, con la quale è iniziato tutto, “avrebbe scoperto che erano in corso preparativi per gli attentati”. Anche la Policia Nacional (il corpo di polizia che dipende dal ministero dell'Interno) ha denunciato l’“isolamento” sofferto durante le indagini: “agli artificieri fu proibito di entrare nell’abitazione dopo la prima esplosione”, che secondo indiscrezioni fu considerata dalla polizia catalana una fuga di gas.

  

  

Oggi a Parigi è previsto un incontro tra i ministri dell’Interno di Spagna e Francia per analizzare l'attività della cellula nella capitale francese, dopo che sono emersi particolari su possibili ramificazioni del gruppo di terroristi in altri paesi europei. Proprio questa mattina il Pais ha rivelato che le autorità belghe avevano chiesto informazioni a Madrid sull'imam di Ripoll, all'inizio del 2016, per indagare su eventuali suoi legami con l'estremismo islamico. Una richiesta a cui la Spagna avrebbe risposto negativamente l'8 marzo 2016.

  

L'imam Essati aveva vissuto all'inizio del 2016 a Diegem, piccola località a 12 chilometri da Bruxelles e vicino a Vilvoord, ritenuto un focolaio di jihadisti. Il sindaco di Vilvoorde, Hans Bonte, aveva comunicato a Madrid i sospetti su Essati. L'uomo aveva insospettito la comunità musulmana della zona, che aveva deciso quindi di espellerlo dalla moschea. L'imam della vicina località di Diegem si era rivolto al sindaco, dicendo che Essati gli sembrava una “strana persona. Diceva di venire dalla Spagna perché lì non aveva futuro e si autoproclamava imam nonostante non avesse nessun documento che lo accreditasse”.