Il passo indietro di Hollande

Redazione

Il capo dell’Eliseo non si ricandida. Lo scontro tra le due sinistre, e noi

Con una voce quasi commossa (o era rabbia?), François Hollande ha annunciato che non si candiderà per un secondo mandato alla presidenza della Francia, nonostante l’angoscia che gli dà la situazione della sinistra francese, o forse proprio per questo. La scelta non è comune, tutti i presidenti in carica si ricandidano, ma nello scontro con il suo premier Manuel Valls, per ora è passato questo secondo, che pure ancora non ha ufficializzato nulla. Ora si aspettano le primarie di gennaio: la sfida è tra il liberale Valls e il leader della sinistra antiliberale, Arnaud Montebourg.

 

Al di fuori incombe Emmanuel Macron, candidato indipendente, ma gli analisti non escludono la possibilità che questo non sia l’ultimo atto del presidente in carica: le primarie non sono nel regolamento del Partito socialista, se le primarie finiscono con uno scontro brutale e un candidato infragilito dal fuoco amico, Hollande potrebbe rifarsi avanti, tra febbraio e marzo. Il passo indietro di Hollande è uno dei tanti sintomi della terribile condizione in cui si trovano le sinistre europee. In Spagna il partito socialista ha perso le elezioni. In Gran Bretagna i laburisti sono in frantumi. In Germania l’Spd non ha chance contro Merkel. Resta l’Italia di Renzi, appesa a un referendum che sarà importante anche per capire se la sinistra è in grado o no di rinnovare se stessa. Il ritiro di Hollande ci dice molte cose ma è prima di tutto la sintesi del fallimento di una sinistra europea: quella che spaccia per futuro la rievocazione del passato.

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