Arnaud Montebourg (foto LaPresse)

Montebourg ora sogna la riscossa della gauche Peter Pan

David Carretta

I sondaggi danno l’ex ministro intransigente di Hollande una tacca davanti a Valls. La sfida con Le Pen sul protezionismo

Bruxelles. Primo ad aver depositato la candidatura per le primarie della sinistra in Francia, Arnaud Montebourg è risorto con la decisione di François Hollande di rinunciare alle presidenziali. L’ex ministro dell’Economia, incarnazione della sinistra nazional-populista, apostolo della deglobalizzazione e del “Made in France”, era stato quasi dimenticato dopo la sua partenza dal governo di Manuel Valls nell’agosto 2014 per incompatibilità con la svolta liberal-socialista che ha segnato la seconda parte della presidenza Hollande. La sua “Festa della Rosa”, occasione annuale per mettersi in mostra, che nel 2015 aveva visto protagonista Yanis Varoufakis, lo scorso agosto aveva avuto un solo ospite d’onore: Montebourg. Del resto, fino a giovedì non ci credeva nemmeno lui: con Hollande l’apparato socialista si sarebbe schierato come un sol uomo dietro al presidente uscente. Per Montebourg le primarie servivano solo a proiettarsi nel dopo 2017. E, invece, ora tutto è possibile. Anche entrare all’Eliseo con maglietta alla marinara e frullatore Moulinex in mano. Montebourg si era fatto ritrarre così dal Parisien Magazine nell’ottobre 2012, sei mesi dopo la nomina a ministro, per sintetizzare il suo pensiero politico, anticipatore della deriva del socialismo europeo verso il populismo alla Alexs Tsipras e così vicino sull’economia a Marine Le Pen: protezionismo, statalismo, nazionalizzazioni, deficit keynesiano, contestazione dell’Europa e della globalizzazione. Thomas Piketty dice di non essere “fan” della sua “retorica magniloquente sul Made in France”, ma forse solo perché Montebourg ha una relazione con l’ex compagna dell’economista icona pop.

Sul resto i due sembrano trovarsi: disuguaglianze causate dal capitalismo, banche da smantellare, multinazionali americane che dominano il mondo. La lotta della sinistra contro il liberalismo è il tema centrale di Montebourg per le primarie: “Di fronte a François Fillon che è un ultraliberale, non possiamo avere un candidato social-liberale” come Valls. Un sondaggio di Harris Interactive tra i simpatizzanti della sinistra prevede un testa a testa alle primarie: Valls al 47 e Montebourg al 45 per cento. Oltre all’appoggio dei frondisti del Ps, l’ex ministro dell’Economia potrebbe beneficiare del sostegno di alcuni “elefanti”, come l’ex segretaria Marine Aubry, che contesta la linea troppo a destra del duo Hollande-Valls. I sondaggi dicono che Montebourg è il socialista con le migliori chance non solo di battere Valls alle primarie, ma anche di superare Marine Le Pen al primo turno delle presidenziali. Dopo il successo di Fillon nelle primarie dei Républicains, Le Pen puntava a una campagna tutta a sinistra sui temi economici per consolidare il consenso nell’elettorato popolare.

Ma se Fillon riduce l’appeal di Marine su identità e sicurezza, Montebourg le fa concorrenza in termini di protezionismo e nazionalismo economico. Per i lavoratori “il disastro è il libero scambio”, ha spiegato Montebourg, che usa parole d’ordine lepeniste come “riprendere il controllo” e “protezione”. Restano da convincere gli altri candidati indipendenti dell’estrema sinistra ad allinearsi dietro di lui, soprattutto Jean-Luc Mélenchon, che i sondaggi danno davanti a tutti i socialisti al primo turno presidenziale. “Voglio fare l’Unione delle Sinistre con Mélenchon, il Partito comunista, Yannick Jadot e i Verdi”, ha spiegato Montebourg, evocando l’Unione della Sinistra di François Mitterrand e alla Sinistra Plurale di Lionel Jospin. Perché alla fine Montebourg è la continuità nostalgica con tutta quella Gauche che ha contribuito alla paralisi economica della Francia di oggi.