Emmanuel Macron a passeggio con la moglie a Parigi (foto LaPresse)

I prossimi passi di Macron secondo il suo capo della comunicazione

Mauro Zanon

L’ex ministro dell’Economia francese inizierà la campagna presidenziale il 10 dicembre. Calcoli, appelli e uomini della “révolution”

Parigi. “Il prossimo 10 dicembre Emmanuel Macron presenterà gli assi portanti del suo programma e da quel momento la campagna entrerà nel vivo”, dice al Foglio Sylvain Fort, scrittore, critico musicale, con un dottorato in Lettere alla Sorbonne e un passato a Roma da banchiere, e da fine agosto il capo della comunicazione di Macron, l’ex ministro dell’Economia che con il suo movimento, En Marche!, vuole scongiurare un duello tutto a destra al secondo turno delle presidenziali francesi del prossimo anno. In una brasserie di Convention, nel discreto XV arrondissement, a pochi passi dal nuovo quartier generale di En Marche!. Fort inizia a esporre il suo punto di vista sull’inedita crisi istituzionale che vede protagonisti il capo dello stato, François Hollande, e il premier, Manuel Valls, ma arriva una e-mail che distoglie la sua attenzione: “Sono gli ultimi sondaggi”, dice. Secondo i dati dell’istituto Kantar Sofres-One Point, Macron raccoglierebbe il 15 per cento dei suffragi, dietro Marine Le Pen, al 23, e François Fillon, quotato al 30, ma davanti a Mélenchon, leader dell’ultrasinistra, fermo al 12, a Hollande, al 7,5, e al centrista François Bayrou, al 6. In caso di rinuncia di quest’ultimo, Macron salirebbe al 17 per cento “ma l’obiettivo – dice Fort – è essere accreditati almeno al 20 per cento a febbraio”. Domenica, quando la vittoria di Fillon alle primarie dei Républicains era certa, Macron si è presentato su Bfm.tv per lanciare un appello agli elettori delusi di Alain Juppé ma anche al leader del MoDem, François Bayrou. “Invito Bayrou a raggiungerci, se non è a suo agio con il programma di Fillon, perché ci sono molte convergenze”, ha dichiarato il leader di En Marche!.

 

La maggior parte degli osservatori è convinta che la vittoria dell’ex primo ministro alle primarie di destra possa aprire un boulevard a Macron, per portare avanti quel progetto di casa comune dei progressisti attorno a cui costruire una svolta per la Francia. E’ convinto anche Daniel Cohn-Bendit, leader del ’68 parigino, che a sinistra la révolution (“Révolution” è anche il titolo del libro-programma di Macron appena uscito per le edizioni XO) ora può incarnarla soltanto il liberale di Amiens. Per Fort, “la vittoria di Fillon è una buona notizia per Macron, ma è una pessima notizia per la Francia, visti i sondaggi che lo danno favorito per l’Eliseo”. Non c’era nessun “avversario preferito”, assicura Fort al Foglio, “Juppé si sarebbe sgretolato col passare dei mesi e Fillon è debole in campagna elettorale. Tutti si ricordano la sua campagna disastrosa per il comune di Parigi nel 2014”. C’è soltanto fiducia per la parabola ascendente di EM, le iniziali di Emmanuel Macron e di En Marche!, a partire dai “marcheurs” che hanno già attraversato la Francia da nord a sud. “Macron ha già creato una generazione”, dice al Foglio il suo uomo della comunicazione, che nei nuovi uffici di Convention è affiancato da Sibeth Ndiaye, addetto stampa di En Marche!, e da un gruppo di giovani.

 

Tutti, ora, si preparano per il grande meeting del 10 dicembre, a Parigi, a Porte de Versailles, che darà il via alla cavalcata presidenziale, con un occhio a quel che accade nella gauche, con Hollande pronto a ricandidarsi nonostante i pareri avversi dei suoi fedelissimi, le ambizioni di Valls strozzate dai tentennamenti del capo dello stato e i movimenti dietro le quinte del giacobino Arnaud Montebourg, che spera ancora di poter essere il terzo uomo delle presidenziali. “Se non vinceremo – conclude Fort – ritornerò a lavorare nel privato, altrimenti sarà una grande avventura”. Come a dire: non succede, ma se succede… 

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