L'esercito turco sul luogo dell'attentato di ieri sera ad Ankara (foto LaPresse)

La Turchia dice che l'attentato di Ankara è opera dei curdi siriani

Redazione
Davutoglu incolpa l'Ypg e il Pkk anche per un altro attacco di stamattina nel sud est del paese in cui sono morti altri sei soldati

Roma. Il primo ministro della Turchia Ahmet Davutoglu ha dichiarato stamattina che l'attacco di ieri sera ad Ankara è stato eseguito dall'Ypg, le milizie dei curdi siriani. Le forze di sicurezza hanno già arrestato 14 persone ritenute coinvolte nell'attentato che ha ucciso 28 persone (di cui 26 militari che viaggiavano su un autobus) e ferito altre 61. Oggi intanto un altro convoglio che trasportava soldati turchi è stato attaccato nel sud-est del paese, a Diyarbakir.

 

Davutoglu ha reso pubblico il nome dell'attentatore di Ankara: si tratta di Salih Necar, un curdo siriano, membro dell'Ypg. "E' stato appurato un collegamento diretto tra l'attacco e il Partito curdo", ha detto il primo ministro, secondo cui il Pkk, il Partito dei lavoratori curdi considerato un’organizzazione terroristica dal governo di Ankara e in lotta contro l’esercito nel sud-est del paese, ha fornito sostegno logistico all’attacco. Saleh Muslim, co-presidente del partito curdo, ha negato qualunque coinvolgimento perché, ha detto, "non consideriamo la Turchia un nemico".

 

Il bilancio del nuovo attentato di stamattina a Diyarbakir è di 6 soldati uccisi e un ferito grave. La dinamica è simile a quella dell’attacco di ieri sera ad Ankara ma, in questo caso, l'esercito turco ritiene che sia invece il Pkk il diretto responsabile. La città di Diyarbakir non è nuova ad attentati simili: il mese scorso almeno sei persone sono morte in seguito all'esplosione di un'autobomba davanti a una stazione della polizia. Anche in quel caso le autorità turche incolparono il Pkk.

 

[**Video_box_2**]Nella notte, l'aviazione turca ha intensificato i raid già in corso da tempo contro le milizie curde in Siria e Iraq. L'esercito ha fatto sapere di aver ucciso 70 membri del Pkk, molti dei quali con incarichi di comando.

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