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Obiettivi mirati

Obama ha ri-ricominciato a fare la guerra allo Stato islamico in Iraq e Siria

Paola Peduzzi
Blitz su Jihadi John e sui siti petroliferi controllati da al Baghdadi. A Vienna e in Turchia l’offensiva diplomatica. Vittoria dei curdi e degli yazidi

Milano. Il Pentagono ha confermato che il blitz aereo di ieri a Raqqa, la capitale siriana dello Stato islamico, aveva come target Mohammed Emwazi, il feroce Jihadi John, il più famoso esecutore di sentenze dello Stato islamico, apparso con il volto coperto e l’accento britannico nei video dell’uccisione dei giornalisti americani James Foley e Steven Sotloff, degli operatori umanitari David Haines, Alan Henning e Peter Kassig e in quello dell’ostaggio giapponese Kenji Goto, per citare i più famosi. Il Pentagono è ragionevolmente certo” del fatto che Jihadi John sia morto nello strike, e il premier inglese David Cameron ha ringraziato gli americani per aver organizzato questa “azione di autodifesa”, “la cosa giusta da fare” (il leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, ha dichiarato che Jihadi John ha pagato il prezzo dei suoi crimini, ma ha aggiunto: “Sarebbe stato meglio per tutti noi se fosse stato portato in un’aula di tribunale”).

 

Il blitz mirato contro una delle star dello Stato islamico arriva nel giorno in cui i curdi e gli yazidi, “boots on the ground” della coalizione internazionale contro lo Stato islamico, conquistano Sinjar, in Iraq, interrompendo il flusso di armi, uomini e soldi del gruppo di al Baghdadi tra Raqqa e Mosul, la capitale irachena del califfato. Sempre in queste ore, la coalizione ha intensificato i blitz aerei contro i siti petroliferi nell’est della Siria controllati dallo Stato islamico, distruggendo una delle fonti di reddito più importanti del movimento jihadista. Considerando che l’Amministrazione Obama ha annunciato l’invio di forze speciali sul campo in Siria – 50, non esattamente un’invasione, ma tant’è – è evidente che Washington ha ri-ri-rilanciato la campagna contro lo Stato islamico dopo un anno e più di tentennamenti, errori e timori. Di pari passo, il presidente Barack Obama rilancia anche l’offensiva diplomatica. Oggi a Vienna si discute del futuro siriano (esiste un piano di transizione redatto dai russi ma accolto con freddezza dagli americani) e domani, al G20 di Antalya, in Turchia, potrebbero incontrarsi Obama e Vladimir Putin. All’ordine del giorno: con quale opposizione siriana parlare, e che fare del dittatore siriano, Bashar el Assad.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi