Mariano Rajoy (foto LaPresse)

Il pugno duro di Rajoy per tenere unita la Spagna

Redazione

In Catalogna le forze autonomiste, riunite per la prima volta in coalizione, vogliono presentare forzatamente la loro probabile vittoria alle elezioni locali del 27 settembre come una dichiarazione di indipendenza de facto. Il premier vuole impedirglielo con una legge che gli serve anche per fare campagna elettorale.

L’ex premier spagnolo Felipe González, in una “lettera ai catalani” pubblicata sul País pochi giorni fa, ha scritto che i tentativi dei leader della Catalogna di ottenere l’indipendenza dalla Spagna forzando la legge ricordano l’ascesa del nazismo nella Germania degli anni Trenta. González l’ha sparata molto grossa, ma la sua provocazione rende l’idea del dibattito sull’indipendenza della regione del sud-est, dove le forze autonomiste, riunite per la prima volta in coalizione, vogliono presentare forzatamente la loro probabile vittoria alle elezioni locali del 27 settembre come una dichiarazione di indipendenza de facto. Artur Mas, il governatore indipendentista della Catalogna, ha fatto capire che dopo la vittoria la strada per una dichiarazione di indipendenza unilaterale sarà spianata, che Madrid lo voglia o no.

 

Così la questione catalana è entrata con forza nella campagna elettorale per le politiche di dicembre, e se le parole più dure sono arrivate dal patriarca del Partito socialista González, l’unico che sta prendendo misure concrete per garantire l’unità della Spagna è il premier del Partito popolare Mariano Rajoy. Martedì il governo ha presentato con urgenza un progetto di legge che consente alla Corte costituzionale spagnola di sanzionare o sospendere dal loro incarico i funzionari dello stato che non rispettano le sue sentenze. E’ una legge pensata apposta per bloccare ogni decisione unilaterale da parte dei catalani, visto che la Corte si è già pronunciata molte volte contro l’indipendenza della regione. E’ un messaggio chiaro ad Artur Mas: fai anche un solo passo non sanzionato dalla legalità e perdi la poltrona. Oltre al disegno di legge, martedì il Mundo ha pubblicato documenti che sembrano provare atti di corruzione di Mas nell’ambito di alcuni appalti pubblici, e la coincidenza fa sì che il governatore catalano ora si senta il fiato sul collo.

 

Rajoy si sta presentando come l’unica figura politica in grado di tenere insieme la Spagna, e ha gioco facile, visti i balbettii del candidato socialista Pedro Sánchez e la posizione agnostica – quando non simpatetica – di Podemos nei confronti degli indipendentisti. Con le elezioni di dicembre ormai a tiro, e la ripresa economica che galoppa (nonostante un calo fisiologico e previsto dell’occupazione dopo l’estate), Rajoy in questi giorni ha emendato uno dei campi in cui era stato maggiormente accusato di debolezza, quello dell’indipendentismo catalano, e si scrolla anche un po’ di dosso l’aura grigia del burocrate. L’opposizione lo accusa di aver messo in atto la riforma per ragioni puramente elettorali (Mas parla di “Inquisizione”), ma il premier sta usando misure dure contro le minacce di distacco unilaterale dei leader di Barcellona, che spingendo per l’indipendenza non sono sostenuti nemmeno dai loro stessi cittadini: i sondaggi dicono che non più del 40 per cento dei catalani vuole vivere in uno stato indipendente.