Un'ipotesi di lavoro

L'idea del Mef: nuovi certificati di credito per stabilizzare il debito

Mariarosaria Marchesano

Per riportare il più possibile il debito pubblico nelle mani degli italiani, il ministro dell'Economia e delle Finanze sta pensando a un nuovo modello di Cct di lungo termine

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, lo ha detto più volte: la strategia del governo è riportare il più possibile il debito pubblico nelle mani degli italiani. Insomma, rendere un po’ più “sovranista” il risparmio degli italiani è un modo per controllare lo spread (quello dell’Italia è il più elevato nell’Eurozona, come ha fatto notare anche la Bce) ed essere meno esposti al giudizio dei mercati. Ma come fare? 

 

Passi in avanti in questa direzione sono stati già compiuti, poiché da quando si è insediato l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni la percentuale di titoli di stato in capo a soggetti residenti nel nostro paese è passata dall’8 per cento – il livello più basso raggiunto nella storia d’Italia – al 12 per cento circa, grazie a svariate emissioni di Btp con condizioni agevolate per il retail. Ma si può fare di più, ne sono convinti al Mef, dove da qualche tempo si stanno studiando varie ipotesi. Tra queste c’è un nuovo modello di Cct, i certificati di credito del tesoro, cara vecchia conoscenza degli italiani che ancora hanno memoria degli anni Ottanta, quando tali strumenti insieme con i Bot arrivarono a rendimenti nominali molto rilevanti. Ma erano altri tempi, l’inflazione galoppava senza freni e non c’era l’euro. 

 

Quello a cui starebbe pensando Marcello Sala, direttore generale del neo-costituito dipartimento dell’economia, sotto il quale ricadono anche le partecipazioni pubbliche, è una tipologia di Cct di lungo termine (attualmente i certificati non superano i 7 anni) che parallelamente ai Btp svolga una funzione di stabilizzazione del debito tricolore arrivato ad agosto a 2.841 miliardi e che tra il 2024 e il 2025 dovrà essere rifinanziato per almeno un terzo a costi elevati per lo stato, dato l’incremento dei tassi deciso dalla Bce per combattere l’inflazione. Ovviamente, bisognerà rendere appetibili i nuovi certificati per un pubblico che ha finora risposto abbastanza bene all’appello del governo correndo a sottoscrivere i vari Btp Italia, Valore e così via, ma ancora insiste a tenere alta la liquidità sui conti correnti (2.000 miliardi, di cui 1.300 in contanti e circa 700 miliardi in titoli a breve termine). Allo stesso tempo occorre trovare un tipo di remunerazione per questi titoli che sia sostenibile per lo stato. Una possibilità che si sta scrutando è anche la conversione tra Btp in scadenza e Bct a lunga durata. 

 

Si vedrà, per ora si tratta solo di un’ipotesi allo studio, ma la dice lunga su quanto urgente stia diventando per l’esecutivo il tema del debito. L’idea che si è fatta largo a Palazzo Chigi è che si debba ricorrere il meno possibile agli investitori esteri (seguendo un po’ il modello Giappone), considerato che in questa categoria rientrano soggetti di tipo istituzionale ma anche gli hedge fund che per mestiere “scommettono” sulla solvibilità dei paesi e sono capaci di provocare anche forti scossoni alla stabilità finanziaria dell’Italia (e di conseguenza all’Eurozona). Per questo motivo nei giorni scorsi il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha lanciato un appello al sistema assicurativo per sostenere di più il debito pubblico nazionale, salvo farsi rispondere dagli operatori che è impossibile a causa delle regole di vigilanza che sconsigliano la concentrazione di investimenti in singole asset class e sollecitano, invece, una diversificazione del rischio (il caso Eurovita docet). 

 

In effetti, uno dei problemi da superare nella strategia del Mef è proprio quello di scongiurare pesanti cali del valore di mercato dei titoli di stato, che se non si tengono fino alla scadenza naturale ma per necessità vengono rivenduti prima, possono procurare gravi perdite ai risparmiatori (per esempio, i Btp indicizzati all’inflazione emessi a giugno 2022 per una durata di otto anni attualmente perdono oltre il 7 per cento). Non è un caso che banche e compagnie di assicurazioni, che in passato si sono trovare eccessivamente esposte a queste fluttuazioni, negli ultimi anni abbiano ridotto e non aumentato la quantità di Btp in portafoglio. Così, anche alle famiglie bisognerebbe spiegare che comprare debito italiano va bene, ma sempre con le dovute precauzioni. 

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