Dai Btp agli Npl, le incursioni di Urso fuori dal suo campo

Luciano Capone

Dall’invito alle assicurazioni ad acquistare titoli di stato all'annuncio di una legge sul mercato dei crediti deteriorati, il protagonismo del titolare del Mimit crea "insofferenza" nel governo

Ufficialmente il Mef “non commenta” le dichiarazioni di altri ministri. Ma raccogliendo voci che parlano più liberamente, il termine più diplomatico per le incursioni del ministro Adolfo Urso è “insofferenza”. C’è chi si lascia andare un po’ di più: “Ci domandiamo il perché di tutta questa voglia di protagonismo su settori che non gli competono”.

 

L’ultimo caso, su un tema delicato come quello del debito pubblico, è l’uscita con cui il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha chiesto alle assicurazioni di stringersi a coorte nell’acquisto di Btp: “Il mio invito al sistema assicurativo è di continuare a fare, e se possibile incrementare, la loro azione nel momento in cui lo stato deve sostenere il rinnovo del debito pubblico anche a fronte dell’aumento del tasso di interesse deciso dalla Bce”, ha detto Urso. Provocando la reazione, o meglio la diserzione, delle compagnie assicurative. “Il sostegno del sistema assicurativo al debito pubblico in Italia è più importante di quanto accada in altri paesi e lo sarà ancor di più nei prossimi due anni in cui dovremo rinnovare la gran parte dei nostri titoli di stato”, ha aggiunto Urso all’Insurance Summit del Sole 24 Ore.

 

Alla chiamata allo sforzo patriottico ha risposto il presidente di Unipol Carlo Cimbri: “L’appello del ministro Urso, che come cittadino non posso che sottoscrivere, come compagnia l’ho applicato finché è stato consentito dalle regole in vigore". Il presidente di UnipolSai assicurazioni ha aggiunto che “bisogna stare alle regole che sono definite a livello europeo anche per far sì che, in presenza di shock sui nostri titoli di stato, noi non veniamo troppo penalizzati se abbiamo una forte esposizione. Magari potessimo investire liberamente in titoli di stato italiani, ma siamo soggetti a regole europee”.

 

Rispetto al lungo e articolato non possumus di Cimbri, che ha evocato i limiti delle regole europee prima della sana diversificazione degli investimenti, è stata molto più secca la risposta dell’amministratore delegato delle Generali, Philippe Donnet: “Noi siamo un interlocutore, ma non ci si può ricordare del settore assicurativo solo quando c’è bisogno”. La replica aspra di Donnet è probabilmente influenzata da qualche precedente. Ad esempio dalla campagna per la “sovranità finanziaria” condotta da Urso quando era nel Copasir, e che aveva preso di mira soprattutto l’invasione dei “francesi” in Italia. Ma, soprattutto, più recentemente l’approvazione del ddl Capitali con cui il governo, stravolgendo la lista del cda, è entrato a gamba tesa nella partita di Mediobanca e quindi delle Generali, stravolgendo gli equilibri del prossimo rinnovo del cda del Leone di Trieste. Prima mi mettete le dita negli occhi e poi venite a chiedere soldi?, è un po’ il senso della dura replica di Donnet.

 

Un’altra uscita improvvida, che ha avuto un impatto su temi che riguardano il Mef, è stata quella di questa estate con cui Urso aveva annunciato un intervento sugli Npl (non performing loans) che prevedeva la possibilità per il debitore di estinguere con uno sconto il suo debito ceduto dalla banca a operatori nel settore dei crediti deteriorati. Si tratta di una vecchia proposta, già bocciata dalla Banca d’Italia perché avrebbe stravolto un mercato che funziona bene e che ha ripulito i bilanci delle banche, pensata quando FdI era all’opposizione ma che acquisisce tutt’altro significato dai banchi del governo. Tanto che poi il Mef è dovuto intervenire pubblicamente per rassicurare gli investitori internazionali: “Il mercato è sano quindi non c’è motivo per cui il governo intervenga”, disse il sottosegretario Federico Freni in un’intervista al Financial Times.

 

Ma l’attivismo di Urso ha portato a tensioni, mai finora sfociate in conflitto aperto, anche con altri ministeri per la gestione di diversi dossier, con reciproche accuse di invasione di campo. Dal tema del “caro voli” con il ministero dei Trasporti all’aerospazio con il ministero della Difesa fino alle “auto green” con il ministero dell’Ambiente.

 

Per giunta, durante questo conflitto di attribuzioni con tutti gli altri ministeri, Urso riesce anche a rivendicare di aver fatto il lavoro della Bce nel contrasto all’inflazione: “Nel primo mese del carrello tricolore l’inflazione è crollata di 3,5 punti percentuali, dal 5,3 per cento all’1,8 per cento”, ha dichiarato pochi giorni fa. “Una frenata senza precedenti, frutto anche delle efficaci misure messe in campo nel settore dei carburanti e della corale iniziativa del carello tricolore”.

 

Proprio ieri il Tar del Lazio ha annullato il decreto con cui Urso aveva introdotto per i benzinai l’obbligo di esporre il cartello con il prezzo medio, perché sono mancati sia la preventiva comunicazione al presidente del Consiglio sia il parere del Consiglio di stato. I mercati, dopo la notizia, non sembrano temere un improvviso aumento dell’inflazione dei beni energetici per la possibile scomparsa del cartello di Urso alle pompe di benzina.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali