Editoriali
Legge di Bilancio o Pnrr: la Bce fa confusione sull'Italia
Il guaio della crescita non è la manovra ma l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Come raddrizzare il tiro
Sono lontani i tempi delle lettere di richiamo della Commissione europea sui conti dell’Italia, però non mancano segnali d’attenzione come quello arrivato ieri dalla Bce in cui si dice, in sostanza, che lo spread Btp-Bund è elevato a causa della manovra economica del governo Meloni. Mentre a Bruxelles i ministri delle Finanze dell’Ue, compreso Giancarlo Giorgetti, cercavano di fare progressi sulla riforma del Patto di stabilità, la Banca centrale europea, guidata da Christine Lagarde, lanciava l’inatteso siluro attraverso il suo bollettino economico.
Nell’Eurozona, infatti, i rendimenti dei titoli di stato decennali, spiega la Bce, “si sono generalmente mossi in linea con i tassi a lungo termine privi di rischio. Durante il periodo in esame le variazioni dei differenziali sui titoli di stato sono state molto contenute, con l’eccezione del differenziale italiano, che si è in qualche misura ampliato, verosimilmente per effetto di fattori idiosincratici collegati, tra altre cose, alle notizie riguardanti le misure fiscali previste dalla legge di Bilancio nazionale”.
La considerazione non è casuale perché l’Eurotower voleva dimostrare che gli spread sovrani della zona euro non sono stati così tanto sotto pressione a causa della stretta monetaria che sta facendo il suo lavoro di contenimento dell’inflazione senza provocare un effetto “frammentazione” dell’area, sebbene stia provocando una recessione, come confermano le previsioni di Mario Draghi. In Italia, però, lo spread cresce più che negli altri paesi. Ecco che torna sotto i riflettori la legge Finanziaria e la sfida di Palazzo Chigi, che ha superato il tetto del 3 per cento del deficit quando non era certo che i parametri europei sarebbero cambiati. Una sfida che sarebbe stata sostenibile per l’Italia se avesse messo in campo tutti gli sforzi necessari per accelerare l’attuazione del Pnrr da cui dipendono la crescita e la sostenibilità dei conti pubblici e, invece, il governo si è fatto riprendere dalla Corte dei conti che ha appena certificato un preoccupante ritardo.
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