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la relazione semestrale

"Concludere la trattativa sul Pnrr con l'Ue è urgente". L'allerta della Corte dei conti

Francesco Bercic

I magistrati contabili fanno il punto sullo stato di attuazione del piano italiano. Emerge il bassissimo tasso di spesa e il numero elevato di obiettivi da completare per la quinta rata 

A qualche mese di distanza dalle polemiche con il governo sul suo ruolo di supervisione nell’ambito del Pnrr, la Corte dei conti lancia un nuovo allarme sullo stato di attuazione del piano italiano. Due le principali criticità rilevate dai magistrati contabili nella relazione semestrale inoltrata al Parlamento: il bassissimo tasso di spesa (e dunque di realizzazione effettiva) delle opere e il numero ancora molto elevato di obiettivi da completare per ottenere la quinta rata. A differenza delle relazioni precedenti, in cui la ricognizione aveva sondato complessivamente i progetti del Recovery, questa volta la Corte si è concentrata su un campione specifico di ventisette interventi per un valore di oltre trenta miliardi di euro: alla fine di giugno, i pagamenti si fermavano a poco meno di tre miliardi, dunque meno del 10 per cento del totale (7,49). Percentuali particolarmente basse si sono riscontrate nella missione 1 dedicata alla digitalizzazione (1,02) e nella missione 6 per la salute (2,24).

 

“Appare difficile raggiungere gli obiettivi senza utilizzare le risorse”, scrive la Corte. Ma anche se si vanno a guardare solamente i “milestone” del Pnrr italiano, il quadro rimane poco incoraggiante, sebbene in via di miglioramento. A preoccupare come detto sono nella fattispecie i target della quinta rata da 18 miliardi di euro, sulla quale però è doveroso fare una premessa: la Corte ha infatti analizzato il panorama precedente alla rimodulazione del piano chiesta dal governo a Bruxelles lo scorso agosto. Dei 69 obiettivi inizialmente previsti, solo dieci risultano raggiunti, mentre per altri dieci vi è un “alto grado di difficoltà”; i restanti si collocano in un grado di difficoltà medio basso. Ma, appunto, di questi 69 ne sono stati tagliati 18 dall’esecutivo, che è ancora in attesa del parere da parte dei tecnici della Commissione. Proprio per questo motivo, è la stessa Corte dei conti a definire “urgente” la conclusione della trattativa con l’Ue, così da evitare “fattori di incertezza”.

 

Per quanto riguarda gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione del Pnrr in Italia, in cima alla lista vi è il deficit di personale specializzato nella pubblica amministrazione. La Corte parla di una carenza di oltre “65 mila occupati” fra tecnici e ingegneri, che servirebbero per pareggiare il livello europeo. Ha poi contribuito al rallentamento generale anche l’inflazione, aumentando in media del 10,7 per cento il costo dei progetti. Se il contrasto al caro prezzi da parte del ministero dell’Economia (con il Fondo per le opere indifferibili) si è rivelato efficace, il recupero dei ritardi nella Pa appare invece, a detta della Corte, una “sfida difficile”, su cui nulla hanno potuto le misure emergenziali varate dal governo. Un problema strutturale insomma, che da sempre ha rappresentato la sfida più delicata e importante del Pnrr. A maggior ragione dopo il monito arrivato, sempre nella giornata di ieri, dal Fondo monetario internazionale: “L’Italia deve lavorare duro per spendere bene i fondi del Next Generation Eu”, ha spiegato il direttore Alfred Kammer. Su questo si gioca la crescita dell’Italia.

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