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L'analisi

L'avvertimento di Fitch sui conti della Nadef

Mariarosaria Marchesano

Dopo l’agenzie europea Scope Ratings, anche quella americana alza il livello d’allarme sui conti pubblici: "L’Italia allenta significativamente la sua politica fiscale"

Dopo l’agenzie europea Scope Ratings, anche l’americana Fitch alza il livello d’allarme sui conti pubblici dell’Italia. In attesa di pronunciare il suo giudizio sul merito di credito nella prima decade di novembre, Fitch lancia un avvertimento: “L’Italia allenta significativamente la sua politica fiscale”, dice in un’analisi in cui osserva come finora il sostegno pubblico al governo Meloni abbia retto e la sua maggioranza parlamentare sia più stabile rispetto a molti governi precedenti, ma che adesso “deve affrontare una notevole pressione politica affinché mantenga maggiormente i suoi impegni elettorali, il che pesa sulle prospettive di un maggiore consolidamento e riforma per ridurre i rischi fiscali”.

Nella minuziosa analisi in cui Fitch in cui mette a confronto tutti i saldi dei conti pubblici con le proprie previsioni, colpisce soprattutto un punto: “La proiezione di un graduale calo del rapporto debito/pil al 139,6 per cento nel 2026 incorpora anche i proventi delle privatizzazioni per un totale dell’1 per cento del pil, che riteniamo ambiziosi”. Insomma, per quanto il governo si sia prefissato un obiettivo minimo di riduzione del debito pubblico rispetto al livello attuale, questo potrebbe non essere raggiunto perché pensare di realizzare 21 miliardi di privatizzazioni nel giro di tre anni è troppo ottimistico, quasi irrealistico. Ma ci sono almeno altri tre aspetti critici evidenziati da Fitch. Il primo è la possibilità che i recenti rendimenti  più alti del debito italiano facciano aumentare ulteriormente il costo per il servizio del debito; il secondo è sui rischi che pesano sul percorso del deficit per l’applicazione finale del programma Superbonus e il terzo è l’incertezza sul rispetto delle  regole fiscali dell’Unione europea, vale a dire il Patto di stabilità non ancora riformato. 
L’analisi di Fitch è solo un assaggio visto che a partire da metà ottobre, Palazzo Chigi dovrà affrontare ben cinque giudizi di revisione del rating, nell’ordine S&P Global, Dbrs, la stessa Fitch, Moody’s e Scope Ratings. Forse servirebbe un segnale prima, per non dover agire dopo in condizioni peggiori  in caso di giudizi negativi.

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