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L'analisi

Bankitalia dice alle banche di mettere fieno in cascina per cinque miliardi

Mariarosaria Marchesano

Accantonare riserve aggiuntive dal pienone di utili del 2023 per stabilizzare il sistema bancario con cuscinetti anti-choc: la richiesta di Via Nazionale 

Alla fine ci ha pensato la Banca d’Italia a fare in modo che il gran pienone di utili del 2023, insieme a quello ancora più grande previsto per il 2024, si trasformi nell’occasione per le banche italiane di diventare più solide. I rischi sistemici sono dietro l’angolo, e così l’eccesso di capitale che si è creato grazie a condizioni di mercato particolarmente favorevoli va almeno in parte incanalato per costruire cuscinetti anti-choc.
 

Così ha ragionato la Banca d’Italia a inizio marzo quando ha lanciato una consultazione per introdurre un “Systemic risk buffer”, che gli analisti di Equita stimano in una richiesta di accantonare riserve addizionali per 5 miliardi. Una somma che è pari a poco meno di un quarto dei profitti totalizzati dalle prime cinque banche del paese lo scorso anno (21 miliardi). Per Equita un tale livello di riserve “non rappresenta un rischio sulle politiche di distribuzione comunicate dalle banche”. In altre parole, seppure gli istituti di saranno obbligati a mettere più fieno in cascina per prepararsi a tempi difficili, questo non impedirà loro di fare contenti gli azionisti con le cedole. Magari senza esagerare visto che la tendenza dei cda di quest’anno è stata di essere molto generosi dopo la ricca annata 2023.
 

A differenza della Spagna, l’Italia non ha imposto una tassa alle banche sui cosiddetti extraprofitti realizzati grazie ai tassi d’interesse elevati e che la Bce ancora non ha tagliato. Una norma frettolosa e mal posta dal governo Meloni si è poi trasformata nella chance alternativa di accantonare in bilancio un ammontare pari 2,5 volte l’imposta. Ma ci sono riserve e riserve di capitale. Mentre l’opzione offerta dallo stato avrebbe avuto, secondo alcuni pareri, l’effetto paradossale di liberare ulteriore capitale da destinare agli utili, il capitale aggiuntivo richiesto da Bankitalia è inequivocabilmente destinato a rafforzare la “difesa” delle banche dai rischi esterni.
 

La finalità, insomma, è di sfruttare il più possibile questo momento di bilanci floridi per per preservare la stabilità finanziaria (oggi è previsto la presentazione del rapporto annuale). Se quest’anno sarà altrettanto o addirittura più redditizio per le banche si comincerà a capire molto presto. Mancano pochi giorni ormai alla tornata dei conti del primo trimestre. Il 3 maggio verranno diffusi i risultati di Intesa Sanpaolo, il 6 toccherà a Mps mentre il 7 maggio pubblicheranno i conti Unicredit, Banco Bpm e Credem. L’8 e il 10 maggio toccherà a Bper e Mediobanca. Le previsioni degli analisti sono molto positive tant’è che alcuni si chiedono se la legge sulla tassa sugli extraprofitti sarà confermata o cancellata. Intanto, a proposito di paradossi, il Financial Times segnala che le più grandi banche occidentali hanno pagato al Cremlino più di 800 milioni di tasse, un livello quattro volte superiore al periodo prebellico.
 

Più della metà della somma sarebbe stata versata dall’austriaca Raiffeisen International Bank, che è quella con la più grande presenza in Russia. Complessivamente le sette banche europee più esposte nel paese, tra le quali Unicredit e Intesa Sanpaolo, hanno totalizzato combinato di 3 miliardi di utili, il triplo del 2021.

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