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L'analisi

Appunti per una Manovra che sistemi conti, crescita, inflazione e occupazione

Paolo Cirino Pomicino

L’Italia è un paese ricco, ma la ricchezza è malamente distribuita. Se la responsabilità dei disastri di questi anni è stata dei governi di sinistra che si sono succeduti, da oggi in poi la responsabilità sarà tutta del governo Meloni

Debito cumulato, crescita, inflazione e occupazione. Ecco i quattro pilastri che reggono una economia di un paese industrializzato come il nostro. Negli ultimi tre anni c’è stata un’impennata del debito cumulato che è passato in valore assoluto da 2.400 miliardi di euro al 31/12/2019 a quasi 2.800 miliardi al 30/6/2023. L’impennata del debito è stata legata alla pandemia non solo per i costi legati alla lotta contro il Covid-19 ma anche per i ristori a famiglie e imprese, compresi i costi energetici per ridurre il peso delle bollette sulle famiglie più deboli. Nonostante i lunghi periodi di avanzi primari in questi ultimi 30 anni, a cominciare dal 1991,  il nostro debito è aumentato per la bassa crescita dal 1994 e per l’onere degli interessi pagati sull’enorme debito pubblico. La crescita economica è l’altro grande problema.

Negli ultimi 30 anni il pil è cresciuto in media dello 0,8 per cento in ragione d’anno a fronte della crescita del 27 per cento reale avuto negli anni Ottanta (1983/1992) al netto della falsa narrazione propinata agli italiani da politici (?!?) e giornalisti. La pandemia prima e la guerra russo-ucraina poi  con l’impennata dei costi energetici anche grazie ai cattivi funzionamenti dei mercati finanziari a cominciare da quello di Amsterdam, hanno innescato un’inflazione che in Europa era da costi mentre negli Usa era da domanda eccessiva. Pur essendo così diverse le inflazioni europee e americane, la terapia era la stessa con una stretta monetaria che sta rallentando la crescita mondiale. In Italia nel triennio 2020-2022 tra perdite (-9 per cento nel 2020) e recuperi il pil è aumentato dell’1,5 per cento, cioè lo 0,5 per cento all’anno mentre, come abbiamo visto, nello stesso periodo  il debito cumulato è aumentato di quasi 400 miliardi in valore assoluto e  il rapporto debito-pil è passato dal 134 al144 per cento. In questo quadro stranamente l’occupazione è aumentata in 12 mesi di 385 mila posti di lavoro in gran parte con contratti a tempo indeterminato. Grande soddisfazione del governo e di tutti gli opinionisti. Purtroppo la verità è un’altra.

Nel biennio 2021/2022 la P.a. ha assunto oltre 160 mila dipendenti e ha continuato a farlo anche nei primi due trimestri del 2023 tanto da sfiorare i 200 mila nuovi assunti. Il resto lo ha fatto quella striminzita crescita drogata dai 400 miliardi di euro introdotti nell’economia reale nell’ultimo triennio. Se questo è il quadro, cosa fare per riprendere una crescita virtuosa con una iniziale riduzione del debito pubblico in valore assoluto visto che con un debito così alto  solo una riduzione del rapporto debito/pil legato all’aumento del denominatore (cioè la crescita) non è sufficiente? Il calo dell’inflazione ha bisogno di una accelerazione con controlli più diffusi sui prezzi e con accordi con le grandi associazioni produttive e distributive oltre al recupero di materie prime che pure esistono in parte nel nostro territorio evitando così di sottostare alle nuove egemonie orientali. Sul terreno della crescita bisogna accelerare la spesa in conto capitale sia di origine statale sia del Pnrr, ma per farlo la semplificazione vera delle procedure è quella che fa riferimento ai provvedimenti speciali tipici in caso di calamità naturali. Per l’Italia, dopo 30 anni di bassa crescita questa è diventata un’emergenza  così come il Pnrr è la risposta finanziaria emergenziale a questo stato di cose e quindi anche le procedure di spesa devono avere la stessa caratteristica dell’emergenza per i prossimi tre anni lasciando da parte tutte le critiche di chi difende solo il proprio potere. Ma dove rischia di cadere l’asino è sul debito.

L’Italia è un paese ricco ma la ricchezza è malamente distribuita. Mentre i salari in 30 anni hanno perso oltre il 7 per cento del suo potere di acquisto il 22 per cento degli italiani ha visto aumentare la propria ricchezza finanziaria, al netto della ricchezza immobiliare, fino a oltre 5 mila miliardi di euro con un incremento di quasi mille miliardi durante il periodo pandemico. Considerando che oltre 350 tra medici e infermieri hanno perso la vita per salvare la vita di tanti non sarebbe giusto puntare d un accordo con la grande ricchezza finanziaria per dare una mano al paese? Un accordo che punti a una Manovra straordinaria evitando di sbandierare ciascuno la propria bandierina a cominciare da quella patrimoniale che dà poco gettito e fa fuggire i capitali. Se la responsabilità dei disastri di questi anni è stata dei governi di sinistra che si sono succeduti, da oggi in poi la responsabilità sarà tutta del governo Meloni. Tutti però parlano di più spese o di minori entrate e non avvertono il baratro verso il quale stiamo camminando. Le condizioni, invece, per una Manovra finanziaria straordinaria al di fuori della sciocchezza della patrimoniale, ci sono tutte. Mancano solo la lucidità e la competenza politica, merce rara da trent’anni a questa parte.

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