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Editoriali

Surrealtà dal voto al Patto di stabilità. Ceci n'est pas un déficit

Redazione

Meloni vota a favore: lo strano spettacolo di un governo che fa il contrario di quello che dicono i partiti che lo compongono

L’Italia oggi ha votato con tutti i ventisette membri dell’Unione europea a favore del nuovo Patto di stabilità e crescita. Il governo di Giorgia Meloni si è comportato come previsto, dopo che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, aveva dato il suo sostegno all’intesa raggiunta all’Ecofin di dicembre e il presidente del Consiglio aveva difeso l’accordo davanti al Parlamento italiano. La figuraccia della mancata ratifica del trattato sul Mes è stata evitata. Ma rimane lo spettacolo surreale di un governo che fa il contrario di quello che dicono i partiti che lo compongono. Appena una settimana fa, al Parlamento europeo, i deputati di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si sono astenuti o hanno votato contro la revisione della governance economica, spiegando che le regole sono troppo rigorose per l’Italia. Lo spettacolo surreale è proseguito con la propaganda elettorale dei membri del governo Meloni che, in vista delle elezioni europee, ora dicono “se volete modificare il Patto di stabilità, votate per me, anche se l’ho appena approvato”.



E’ quel che ha fatto Antonio Tajani, ministro degli Esteri, capolista di Forza Italia e vicepresidente di quel Partito popolare europeo (che ha votato in massa a favore delle nuove regole). “Il Patto di stabilità può e deve essere migliorato. E lo potremo fare grazie alle elezioni con un nuovo Parlamento europeo e una nuova Commissione”, ha detto Tajani al Tempo il giorno dopo l’astensione al Parlamento europeo. Avendo frequentato per trent’anni i corridoi del potere nell’Ue, Tajani sa che le regole fiscali non saranno modificate per un decennio. Oltre al nuovo Patto di stabilità, resteranno anche l’enorme debito dell’Italia e un deficit fuori controllo per i superbonus e le controriforme delle pensioni. Ma la maggioranza Meloni e gran parte della classe politica continua a dire – per riprendere uno dei capolavori del maestro del surrealismo belga René Magritte – che “ceci n’est pas un déficit”.

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