La sede centrale dell'Enel a Roma (Wikipedia)

Le nomine

Che cosa ci dice sui nuovi equilibri finanziari la partita dei fondi su Leonardo ed Enel

Dario Di Vico

La lista internazionale di GreenWood sfonda all’assemblea di Leonardo e ottiene quattro dei dodici consiglieri nel nuovo Cda. Oggi il verdetto nella società elettrica, dove lo scenario è più complesso e meno prevedibile

All’assemblea di Leonardo i fondi internazionali il loro punto l’hanno segnato. Il 42 per cento dei voti è andato alla terza lista presentata da GreenWood Investors e da altri soggetti esteri e quindi quattro dei dodici consiglieri nominati nel nuovo Consiglio di amministrazione (in carica per tre anni) sono di loro appannaggio. In testa ai neo-nominati c’è Steven Wood, creatore del fondo e considerato un grande esperto internazionale di industria della difesa e dello spazio. Lo seguono Dominique Levy, presidente non esecutivo di un fondo inglese, l’italiana Silvia Stefini, consigliere di Renantis e Giancarlo Ghislanzoni, ingegnere e titolare di una società di consulenza dopo ben 33 anni passati in McKinsey.

 

A perdere la partita è stata Assogestioni, che raggruppa tutti i bei nomi del risparmio presenti sul mercato italiano (da Anima a Eurizon passando per Generali, Mediolanum, Fideuram e Arca). La sconfitta brucia perché in passato era stata sempre Assogestioni a giocare il ruolo di rappresentante del mercato. GreenWood ha sede a New York e non lo si può definire un fondo attivista perché ha seguito nei confronti di Leonardo Spa una strategia amichevole, condita solo da qualche dichiarazione ad hoc come quella secondo la quale il titolo Leonardo può crescere di quattro volte in tre anni valorizzando i propri asset. A determinare il passo falso di Assogestioni può aver contato il curriculum e il passaporto dei candidati proposti ma anche un giudizio di eccessiva accondiscenza nei confronti del Mef e delle scelte politiche che stanno dietro questa tormentata tornata di nomine.

 

La designazione nel Cda Leonardo di due esponenti di Fratelli d’Italia, Francesco Macrì e Trifone Altieri, che godranno di 80 mila euro annui per la loro presenza, non ha certo contribuito a scaldare i cuori del mercato e della finanza straniera. Ma la vittoria della terza lista in Leonardo anticipa il verdetto di oggi in Enel? Nella società elettrica il contenzioso è decisamente più spinoso perché la terza lista presentata dal fondo Covalis, guidato dal finanziere lituano Zach Mecelis, contesta direttamente l’indicazione, da parte del Mef, di Paolo Scaroni in veste di nuovo presidente. I giochi però sono assai più complessi e alla vigilia i bookmakers non assegnano grandi chance a Covalis, nonostante l’appoggio reso noto nei giorni scorsi da parte del potentissimo fondo norvegese Swf che possiede il 2,2 per cento dell’utility italiana. In Enel come da copione c’è la lista di Assogestioni che non contesta l’operato del Mef e la designazione di Scaroni. Se tutto filerà liscio, Assogestioni dovrebbe pareggiare il conto con Leonardo e attirare il voto degli investitori istituzionali, assicurandosi così tre dei nove consiglieri di amministrazione eletti. Comunque vada a finire però qualcosa, dopo ieri, è destinato a cambiare e non è detto che proprio in Assogestioni non si apra una discussione di merito. Interpretare la parte dell’oppositore di Sua Maestà nei confronti del Mef, a qualsiasi costo e in qualsiasi circostanza, potrebbe non essere più il copione unico.

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