Davide Tabarelli (Ansa)

Appunti energetici

“Da BarMar a Galsi, l'Europa ha bisogno di gasdotti”. Parla Tabarelli

Federico Bosco

"Nel mondo ce n'è tantissimo e bisogna fare di tutto per andare a prenderlo. Il gas rimarrà un pilastro dell’energia globale anche in futuro, il metano è uno dei modi più efficaci per trasportare idrogeno”. Gli errori dell'Europa,  i progetti di cui si discute, le prospettive per l'Italia. Intervista al presidente di Nomisma energia

Una delle lezioni del 2022 è che la dimensione marittima del mercato del petrolio lo rende aperto e capace di adattarsi, permettendo ai paesi europei di sostituire le importazioni russe senza andare in allarme. Con il gas naturale è diverso, l’Europa si è affidata troppo a lungo alla disponibilità di gas russo diventando dipendente da un sistema di gasdotti in cui la maggior parte delle forniture transitava da est verso ovest. Una comodità che, insieme all’idea di un futuro in cui le fonti rinnovabili sostituiranno le fonti fossili, ha indotto governi e opinioni pubbliche a trascurare le alternative che oggi avrebbero permesso di accedere a un mercato più aperto e flessibile.

Secondo il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli, un esempio emblematico è la storia del MidCat, il progetto di un gasdotto che doveva collegare Francia e Spagna di cui si è discusso per oltre dieci anni. Il piano dei governi conservatori spagnoli ambiva alla costruzione di un sistema infrastrutturale che avrebbe connesso la penisola iberica, oggi un’“isola energetica” dotata della maggiora capacità di rigassificazione dell’intera Unione europea, al mercato continentale (l’obiettivo era la Germania), aprendo così a flussi costanti di gas da sud-ovest a nord-est provenienti dall’Algeria e dai fornitori di gas naturale liquefatto (Gnl) di tutto il mondo. 

Se avessimo avuto questa rete la capacità di trasferire gas dalla Spagna sarebbe raddoppiata, aggiungendo miliardi di metri cubi l’anno sul mercato dell’Europa centro-orientale, contribuendo a contenere il rialzo dei prezzi”, spiega Tabarelli. I grandi avversari del progetto sono stati i gruppi ecologisti di entrambe le nazioni, fino al successo di gennaio 2019 quando le authority hanno affossato il MidCat. Con la guerra in Ucraina la questione si è riaperta e dopo un intenso negoziato tra Parigi, Madrid e Lisbona (spinto da Berlino) si è deciso per la costruzione di un gasdotto sottomarino Barcellona-Marsiglia (BarMar), che inizialmente trasporterà il normale gas naturale e poi l’idrogeno verde prodotto dagli impianti di rinnovabili nella penisola iberica. L’Italia sarebbe potuta entrare nella partita con un’alternativa studiata da Snam ed Enagás di cui si è discusso anche in sede europea: un gasdotto sottomarino (anch’esso condannato dagli ambientalisti) che avrebbe connesso la Catalogna alla Toscana o alla Liguria, ma poi non se ne è fatto niente. La fine dei lavori per il BarMar però è prevista tra il 2026 e il 2030, la Francia non ha fretta di avvicinare il momento in cui l’idrogeno verde prodotto nella penisola iberica entrerà in competizione con l’idrogeno prodotto dalle centrali nucleare francesi, mentre nel breve termine non vuole concorrenti per i suoi quattro terminal di Gnl con cui vende gas alla Germania. 

Dove non arrivano gli ambientalisti, arriva il nazionalismo economico e la volontà di creare monopoli per i propri “campioni” nazionali, creando un mercato rigido, chiuso, con minore capacità di adattamento. 

Un’altra lunga storia triste è quella del gasdotto Galsi, progetto dei primi anni 2000 per connettere l’Algeria a Sardegna, Corsica, e infine alla Toscana (a Piombino). Un gasdotto da 8 miliardi di metri cubi all’anno arenatosi a causa delle opposizioni degli ambientalisti e delle interferenze russe di Gazprom. Algeri adesso vuole riprendere in mano il progetto, sostenuta da Berlino. “Non è una cattiva idea, va fatto, nel mondo c’è tantissimo gas e bisogna fare di tutto per andare a prenderlo. La nostra Eni in questo ha un ruolo in prima fila con la sua capacità di scoprire giacimenti. Sta costruendo impianti Gnl in Congo, sta portando il secondo carico dal Mozambico in Spagna, ha scoperto nuovi giacimenti a Cipro e in Norvegia”, sottolinea Tabarelli. “Ci vuole del tempo, ma il gas rimarrà un pilastro dell’energia globale anche in futuro, il metano è uno dei modi più efficaci per trasportare idrogeno”.

Come nel caso dell’idrogeno verde iberico, infatti, tutti questi progetti avranno un ruolo anche nello sviluppo delle rinnovabili, energia che oltre a essere prodotta deve essere trasportata e che non va guardata come un sostituto a costo zero delle fonti fossili, ma come una parte del mix energetico. Ma per fare tutto ciò serve una volontà politica che per ora è visibile solo nelle promesse di fare dell’Italia un hub energetico, contrastate da una realtà in cui le proteste locali contro le infrastrutture critiche trovano sempre qualche partito pronto a cavalcarle.
 

Di più su questi argomenti: