Il sì del Tar al rigassificatore di Piombino è una lezione sul complottismo

Carlo Stagnaro e Simona Benedettini

Il tribunale ha ritenuto infondate entrambe le contestazioni mosse al commissario Giani: la pericolosità per la salute pubblica e la presenza di vizi procedurali nell’iter autorizzativo. L'opera di Snam permetterà immettere nella rete un sesto della quantità di gas oggi importata dalla Russia

Il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso del comune di Piombino contro il rigassificatore di Piombino. Il tribunale amministrativo ha ritenuto infondate entrambe le contestazioni mosse dall’amministrazione toscana al commissario Eugenio Giani: la pericolosità dell’opera per la salute pubblica e la presenza di vizi procedurali nell’iter autorizzativo.

 
L’opera di Snam permetterà di rigassificare e immettere nella rete di trasporto nazionale circa cinque miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, ossia un sesto della quantità di gas oggi importata dalla Russia, e di stoccare circa 170 mila metri cubi di Gnl. Senza gli impianti offshore di Piombino e di Ravenna, l’attuale capacità di rigassificazione dell’Italia non sarebbe sufficiente ad accogliere i volumi addizionali di gas naturale previsti dal piano del governo Draghi per affrancarsi dal gas russo, pari a circa 7,9 miliardi per il 2023 e 9,5 miliardi per il 2024.

   
Nel mondo esistono 41 unità galleggianti come quella attesa a Piombino e oltre cento sono i terminali a terra che ricevono carichi di Gnl con frequenza assai maggiore rispetto a quanto previsto nella città toscana. Anche l’esperienza italiana conferma che l’esercizio dei terminali è sicuro: non vi è stato alcun incidente rilevante nei terminali di Panigaglia (attivo dal 1971), Rovigo (dal 2009) e Livorno (dal 2013). Peraltro, la nave Golar Tundra di Snam utilizza una delle più avanzate tecnologie di rigassificazione, ossia il ciclo aperto, che usa l’acqua di mare come sorgente di calore per il processo di rigassificazione e che differisce dal cosiddetto ciclo chiuso che implicherebbe la combustione di gas e conseguenti emissioni in atmosfera.

 
La collocazione a Piombino non è frutto di un accanimento complottistico nei confronti della città che, parafrasando le voci locali, “ha già dato tanto al paese”. Semplicemente risponde a ragioni tecniche. In particolare, si tratta di realizzare solo otto – nove chilometri di tubo per collegare il terminale con la rete nazionale vicino ai maggiori luoghi di consumo (nel nord del paese) e quindi senza problemi di capacità di trasporto. Lunghezza che renderebbe compatibile i tempi di realizzazione dell’opera con l’urgenza imposta dalla crisi energetica. Un’urgenza che si fa tanto maggiore quanti sono i mesi persi a trattare con i no apodittici dell’amministrazione comunale toscana.

 
Con questa decisione si spera che il Tar abbia posto definitivamente la parola fine a una controversia che sta rischiando di mettere a repentaglio, per motivazioni ideologiche e di opportunismo politico, la sicurezza energetica del paese.

   
Nonostante i prezzi del gas naturale in discesa di queste settimane possano indurre ad abbassare la guardia, in realtà occorre essere prudenti: senza il gas russo, la capacità fisica di importazione è insufficiente a soddisfare il fabbisogno nazionale. L’attuale situazione è dovuta essenzialmente a ragioni fortuite. In primo luogo, a un autunno particolarmente caldo che ha ridotto i consumi delle famiglie e, poi, alla contrazione dei consumi delle imprese per effetto dei prezzi del gas elevati dei mesi precedenti (si veda il Foglio di ieri). Fenomeni che hanno reso praticamente immacolati gli stoccaggi di gas. Tuttavia, complice anche l’adozione del cap europeo ai prezzi del gas, i prossimi mesi potrebbero essere tutt’altro che facili. Soprattutto in primavera-estate quando si tratterà di riempire gli stoccaggi in vista dell’inverno 2023-24. Una eventuale tensione sui prezzi per effetto della reazione di Mosca al cap, o l’insufficiente capacità di rigassificazione potrebbero rendere complicato dotarsi del gas necessario ad affrontare i mesi freddi che non è detto siano miti come gli attuali. Una situazione, quest’ultima, che graverebbe su tutti e anche sulle famiglie e sulle imprese di Piombino, già colpite da una situazione certo non florida a causa degli strascichi della crisi dell’industria che da anni affligge la città.

  
Non è con la difesa ideologica che accomuna il no al rigassificatore ai presunti effetti mortali dei vaccini Covid – come compare in qualche cartellone di protesta affisso in città dai comitati per la salute – che si fa qualcosa di buono per le comunità locali. Le conseguenze della mancata realizzazione del rigassificatore lo dimostrano. Diversamente, è ora di deporre le armi della demagogia e di sedersi al tavolo per negoziare le modalità con cui il territorio possa beneficiare dell’opera tra forme di compensazione, interventi sul territorio, occupazione e ricerca.