(foto Ansa)

oltre gli slogan

Cosa sta cercando di fare il governo per far fronte alle morti sul lavoro

Redazione

I cinque incidenti delle scorse ore sono arrivati dopo la firma di un patto con i sindacati per la tutela dei lavoratori. Ma le norme ci sono già: vanno applicate

Le pagine dei giornali oggi sono tornate a riempirsi di articoli che raccontano le morti sul lavoro. Nella giornata di ieri se ne sono registrate cinque in tutta Italia. Dall'inizio dell'anno sono più di 600 e il dato verrà aggiornato nelle prossime ore dall'Inail. È l'occasione perché una certa fetta d'opinione pubblica al solito finisca con il dire: "Cari padroni, guardate a cosa porta la caccia al profitto". Ma il discorso è ben più complesso. Al punto che solo lunedì, nell'incontro a Palazzo Chigi con Cgil, Cisl e Uil, il governo ha cercato di stilare una sorta di patto per tutelare il lavoro. Le direttrici dell'intervento ricalcano quanto si era già deciso nel passato: e prevedono l'assunzione di 2.300 nuovi ispettori del lavoro, oltre all'impegno di adottare delle sanzioni laddove vengano accertate inadempienze.

  

Sono misure sufficienti? Difficile prevederlo. Ma è chiaro che al di là della folata che si alza ogni qual volta ci sono nuovi casi di cronaca, l'impegno ad agire dovrebbe riguardare tutti, datori di lavoro e associazioni sindacali in primis. Come aveva spiegato sul Foglio Giuliano Cazzolaper cercare di risolvere il problema "in primo luogo sarebbe necessario affrontare con metodo e razionalità – tenendo d’occhio le statistiche –  il tema della sicurezza 'in occasione di lavoro'. Troppe volte l’aspetto mediatico della causa violenta che determina la tragedia finisce per occupare la scena, per concentrare sulla vittima e le sue caratteristiche l’attenzione dell’opinione pubblica. L’approccio corretto sarebbe quello indicato, nel luglio scorso, nella sua relazione istituzionale dal presidente dell’Inail Franco Bettoni: 'Nella convinzione che ogni vita persa sul lavoro sia inaccettabile, il pesante bilancio infortunistico ci fa comprendere che non si fa ancora abbastanza. Non è sufficiente indignarsi ma occorre agire. Le norme ci sono e vanno rispettate’'. Anche perché, sottolineava ancora Cazzola riferendosi allo sforzo in più che può partire dalle stesse sigle sindacali, "le norme in materia di infortuni sul lavoro e le malattie professionali (dlgs n.81/2008 e successive modifiche) assegnano delle funzioni essenziali ai rappresentanti dei lavoratori in azienda o a livello del territorio". Forse bisognerebbe partire da questo approccio pragmatico prima di stracciarsi le vesti e dire che il problema delle morti sul lavoro in Italia è sempre colpa degli altri. 

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