verso la legge di bilancio

Così la Nadef di Draghi punta a rimettere in sesto i conti pubblici

Oggi la conferenza stampa con il premier e il ministro Franco per illustrare il documento 

Redazione

Sulla spinta di un minor deficit (9,5 per cento) e di una maggiore crescita (6 per cento), il debito pubblico scende dal 159,8 al 153,5 per cento. L'obiettivo è creare le condizioni per una crescita strutturale e abbassare il debito 

Con il Consiglio dei ministri di oggi il governo ha messo nero su bianco i numeri che dimostrano come l'Italia stia uscendo dalla crisi pandemica meglio di quanto previsto lo scorso aprile dal Def. Sulla spinta di un minor deficit e di una maggiore crescita, nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (NaDef) scende anche il debito pubblico, per la prima volta da quando è iniziata la pandemia.

 

Rispetto a quanto stimato nel Def, per quest'anno la crescita passa dal 4,5 al 6 per cento, il deficit dall'11,8 per cento al 9,4 e il debito scende dal 159,8 al 153,5 per cento. Questi miglioramenti, ricorda anche il ministro Daniele Franco nella premessa del documento, sono stati possibili grazie alla crescita del pil reale nel primo semestre dell’anno in corso, che ha oltrepassato le previsioni. Sull'ultimo trimestre c'è ancora fiducia: gli indicatori più aggiornati fanno ritenere che il pil farà un altro balzo in avanti. Ma gli effetti degli investimenti del Pnrr, per il momento, sono solo accennati. 

 

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Guardando all'anno prossimo, il deficit programmatico è previsto al 5,6 per cento del pil. La differenza con quello tendenziale, al 4,4 per cento, è pari a 1,2 punti percentuali, circa 21-22 miliardi. La legge di bilancio che il governo dovrà presentare alle Camere entro il 20 ottobre potrà contare su questo tesoretto e su una crescita al 2022 stimata al 4,2 per cento. Per la prima volta da molti anni, come nota il Sole 24 Ore, la manovra non poggerà su una richiesta di scostamento. Per il momento, palazzo Chigi ha fatto sapere che nella legge di bilancio ci sarà spazio per il Fondo di Garanzia per le Pmi e per l’efficientamento energetico degli edifici, ma anche per la riforma degli ammortizzatori sociali e per un alleggerimento delle tasse.
 

La prospettiva del governo è quella di spingere sull'acceleratore per i prossimi due anni con politiche di bilancio espansive, sfruttando insieme i vincoli del Pnrr per portare a casa investimenti e riforme. Secondo le previsioni, alla fine del triennio di riferimento, nel 2024, il pil e l’occupazione avranno recuperato la mancata crescita rispetto al livello del 2019 e il rapporto debito/pil si assesterà al 146,1 per cento. Superata la crisi, la politica di bilancio dovrà essere maggiormente orientata alla riduzione del disavanzo strutturale e a ricondurre il rapporto debito/pil al livello precrisi, 134,3 per cento: l'obiettivo suggerito dal documento è farlo entro il 2030. 

 

Tuttavia, come scrive Franco nelle premesse, "la completa realizzazione del Pnrr resta la grande scommessa per i prossimi anni, in un contesto mondiale che è forse il più complesso ed articolato della storia recente. È una scommessa che l’Italia può vincere con la coesione interna, il buon governo e un forte radicamento europeo". Senza le riforme collegate - dalla concorrenza, alla delega fiscale, su cui l'accordo nella maggioranza è tutt'altro che semplice - la prospettiva di una crescita strutturale diventa più debole. In gioco c'è l'opportunità di riassestare i conti pubblici, a partire dal debito, e tornare a essere un paese credibile agli occhi degli investitori internazionali. La Nadef approvata sotto la guida di Mario Draghi punta a questo. La legge di bilancio che si deciderà in questo mese, dopo un confronto nella maggioranza, dovrà esserne all'altezza. 

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