Visco e il Consiglio di stato lanciano l'allarme per le banche “zombie”

Mariarosaria Marchesano

La riforma delle popolari è legittima, dicono i giudici, mentre il governatore della Banca d'Italia incoraggia le aggregazioni tra piccoli istituti di credito. Che il risiko bancario abbia inizio 

Il caso ha voluto che nello stesso giorno in cui dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, è arrivato un incoraggiamento alle aggregazioni tra piccole banche, che sono quelle che più hanno sofferto del calo di redditività di tre punti registrato a livello di sistema nel 2020, il Consiglio di stato si sia pronunciato definitivamente a favore della riforma delle banche popolari varata dal governo Renzi nel 2015. L’effetto combinato di questi due eventi non potrà che creare condizioni favorevoli al risiko bancario che ha ricevuto un deciso incipit con la mossa dell’ad di Unipol, Carlo Cimbri, sulla Popolare di Sondrio. Ci sono pochi dubbi, ormai, sul fatto che la banca valtellinese dovrà procedere in tempi stretti con la trasformazione in spa, abbandonando il modello cooperativo che finora l’ha tenuta al riparo dalle scalate, e prepararsi a diventare il perno di una nuova aggregazione emiliano-lombarda. Ma al di là di quali possono essere le diverse combinazioni sul tavolo, è interessante notare come sia la Banca d’Italia sia il Consiglio di stato abbiano espresso il timore di nuove crisi nonostante oggi il sistema appaia  ben più solido rispetto ad alcuni anni fa.

 

“Diversi intermediari, per la maggior parte di piccole dimensioni e con un’operatività tradizionale, presentano debolezze strutturali – ha detto il governatore Visco –. In alcuni casi, queste sono dovute a un governo societario non adeguato e alla debolezza dei controlli interni, in altri alla ridotta capacità di accedere ai mercati dei capitali, di innovare e di sfruttare economie di scala e di diversificazione”. Per Bankitalia, dunque, è urgente che queste banche rivedano i propri modelli di attività. In che modo? “La stipula di accordi commerciali con altri operatori, la creazione di consorzi e, non ultime, operazioni di aggregazione sono possibili azioni da intraprendere subito per sostenere la redditività”, ha aggiunto. Semmai ci fosse qualche dubbio, Via Nazionale fa pienamente suo l’indirizzo di consolidamento che arriva dalla Bce. Certo, il governatore ha anche espresso rassicurazioni sulla capacità di intervenire e spegnere eventuali focolai nel sistema del credito, ma questo rivela quanto sia vivo il timore che tali focolai possano accendersi. “Eventuali crisi di singoli intermediari saranno gestite cercando di assicurare un’uscita dal mercato il più possibile ordinata, pur con le difficoltà connesse con le rigidità e l’incompletezza del quadro regolamentare europeo in materia di dissesto di banche di media e piccola dimensione”, ha aggiunto.

 

Le cause di questa debolezza sono note: la difficoltà di accettare la sfida tecnologica, che può implicare la riduzione di filiali, i crediti deteriorati aumentati con la pandemia, i bassi tassi d’interesse prolungati in un contesto di politica monetaria espansiva. Una preoccupazione analoga si riscontra nella sentenza con cui il Consiglio di stato ha ritenuto legittima la riforma delle popolari per gli istituti con più di 8 miliardi di asset. “Il modello organizzativo della società per azioni è stato reputato idoneo e necessario per assicurare il celere reperimento di capitale sul mercato, anche al fine di prevenire crisi bancarie che, in ragione delle interconnessioni tra gli istituti di credito, specie di grandi dimensioni, operanti in ambito non meramente locale, potrebbero produrre un effetto di contagio all’intero sistema, con riflessi anche in altri settori economici”, si legge nel dispositivo. 
Insomma, oltre alle imprese “zombie” potrebbero esserci anche banche “zombie”, ed elementi come la contendibilità e la capacità di aggregarsi diventano l’antitodo contro la “mostrificazione”.

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